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18 aprile 2024, Aggiornato alle 19,59
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Cultura

Storia antica e funzioni moderne della Guardia costiera

Ieri il Corpo ha festeggiato centocinquant'anni. È nato nel 1865, con compiti militari e civili. Oggi è un po' più civile e meno militare


Ieri, in tutti i principali porti italiani, si sono svolte le celebrazioni del 150esimo anniversario della nascita del Corpo delle Capitanerie di porto. A Civitavecchia, porto-capitale, si è tenuta la cerimonia nazionale con il comandante generale del Corpo, l'ammiraglio ispettore capo Felicio Angrisano. Ma qual è la storia delle Capitanerie?
 
Prima dell'Unità d'Italia
Prima dell'unità d'Italia e delle capitanerie di porto, a monitorare le coste della penisola c'erano corpi militari per ogni regno della Restaurazione post-napoleonica. C'era la Real Marina del Regno delle Due Sicilie, il capitano del porto di Livorno per il granduca di Toscana, i consoli e viceconsoli del Regno di Sardegna. Tutti eredi delle istituzioni marittime delle repubbliche marinare, forti di una solida tradizione legislativa nautica.

Il regio decreto
Nel 1861, anno dell'unità d'Italia, i corpi militari marinareschi vengono unificati, per diventare quattro anni dopo, il 20 luglio del 1865 (regio decreto 2438), il Corpo delle Capitanerie di porto, a seguito della soppressione del Corpo di Stato Maggiore dei Porti e dei Consoli della Marina mercantile del Regno sardo-piemontese. È un ente giovane, ma che eredita forme istitutorie sabaude con molteplici funzioni. Ancora oggi la Guardia costiera italiana è strutturata sulla base di queste due istituzioni da cui è nata: lo Stato maggiore dei porti era un corpo militare, con funzioni tecniche limitate all'ambito portuale (servizi tecnico-nautici, polizia, comando dei porti), i Consoli un corpo civile con funzioni amministrative. Il Corpo delle capitanerie di porto si struttura così sulla base di una duplice funzione: monitoraggio della navigazione mercantile e militare. L'8 dicembre del 1910 (r.d. 857) nasce l'Ispettorato Generale con il primo comandante delle Capitanerie di porto, il generale di porto ispettore (grado creato per l'occasione) Francesco Mazzinghi (foto in alto).
 
Il periodo tra le due guerre
Le Capitanerie sono state coinvolte in tutte le guerre del XX secolo. La prima volta in quella italo-turca, scoppiata nel settembre del 1911, portando uomini e materiali sulle coste africane e gestendo i porti nei territori occupati. 
Il 3 febbraio del 1918, sei mesi prima della firma dell'armistizio della prima guerra mondiale, Alberto Del Bono, ministro della Marina del governo Orlando, militarizzava le Capitanerie con un decreto luogotenenziale. Nel settembre del 1923 venivano incluse nei corpi militari della Regia marina. Questi ultimi due provvedimenti sancivano definitivamente il carattere militare delle Capitanerie.
L'11 novembre del 1938 (r.d. 1902) l'Ispettorato veniva soppresso e sostituito dal Comando generale, alla cui guida doveva esserci un ammiraglio di squadra. È stato l'anno della riorganizzazione dell'organico sia civile che militare, subito prima dello scoppio della seconda guerra mondiale che getta tutto nello scompiglio.

La seconda guerra mondiale
L'8 settembre del 1943, il giorno in cui è stato reso pubblico l'armistizio di Cassibile firmato dall'Italia cinque giorni prima, il naviglio mercantile italiano veniva quasi del tutto requisito o noleggiato. Le autorità marittime, in uno dei loro ultimi atti in un territorio ormai disarticolato e occupato, ordinavano alle navi nazionali di autoaffondare, salpare o sabotare le loro navi. In quel periodo l'Italia del mare era spaccata in due: a Nord, con i tedeschi e la Repubblica di Salò, c'era la Direzione generale della Marina mercantile e un Comando generale delle Capitanerie di porto con sede prima a Verona e poi a Milano; a Sud un territorio occupato dagli alleati nel Regno del Sud con le Capitanerie strutturate come nel Regno d'Italia.

Il dopoguerra
Nel 1948 ritornava l'Ispettorato generale al posto del Comando delle Capitanerie di porto, con a capo l'ufficiale più elevato in grado o più anziano. Il Corpo passava alle dipendenze del ministero della Marina mercantile e ricostruito da zero, di fronte a una portualità e a un naviglio nazionale quasi del tutto distrutti.

Oggi
Con decreto interministeriale dell'8 giugno 1989, i reparti del Corpo delle Capitanerie che svolgevano compiti di natura tecnico operativa venivano costituiti in Guardia costiera, come articolazione del Corpo stesso. Nel 1994, con la legge di riforma portuale numero 84, veniva soppresso il ministero della Marina mercantile, con il Comando generale che ritornava al posto dell'Ispettorato, retto da un comandante generale. 
Il Corpo oggi è un'istituzione con compiti un po' meno militari del passato e maggiormente civili-amministrativi. Sostanzialmente, la Capitaneria di porto-Guardia costiera è responsabile del monitoraggio del traffico marittimo e portuale. Salvaguarda le attività legate al mare, sia a terra che in acqua, sia dal punto di vista ambientale che della sicurezza delle persone e delle cose che navigano nelle acque territoriali italiane. Dipende operativamente dal ministero della Difesa ma è gestito dal ministero dei Trasporti, dove ha sede. 

Ordine gerarchico (tra parentesi il numero dei comandi)
• Comando generale
• Direzione marittima (15)
• Compartimento marittimo (53)
• Ufficio circondariale marittimo (48)
• Ufficio locale marittimo (126)
• Delegazione di spiaggia (38)

Compiti e funzioni
• Polizia marittima
• Polizia giudiziaria
• Polizia stradale (nelle aree portuali)
• Ricerca e soccorso in mare (Sar)
• Sicurezza della navigazione
• Protezione dell'ambiente marino
• Controllo sulla pesca marittima
• Amministrazione periferica delle funzioni statali in materia di formazione del personale marittimo
• Iscrizione del naviglio mercantile, pesa e diporto
• Collaudi e ispezioni dei depositi costieri
 
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Le fonti di questo articolo sono i comunicati della Guardia costiera e wikipedia