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26 luglio 2024, Aggiornato alle 19,41
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Logistica

Speciale economia Fedespedi / Ripresa frammentata, porti italiani in calo dell'8 per cento

L'Italia potrebbe essere il primo Paese al mondo col Pil più in flessione di tutti. Ma con la fine del lockdown ha ripreso immediatamente la produzione (più export che import). Gli ultimi dati FMI, Eurostat e Istat

L'Outlook di giugno del Fondo Monetario Internazionale per l'economia mondiale

L'Italia è attualmente il Paese al mondo con la previsione di calo di Pil più alta, secondo il Fondo Monetario Internazionale. Tra gennaio e maggio i porti hanno visto crollare il loro traffico mediamente dell'8 per cento circa. C'è da dire, però, che l'Italia è anche il primo paese al mondo andato in lockdown ed è stato uno dei primi a uscirne, diversamente da altri grandi Paesi industriali, come Stati Uniti e Brasile, attualmente nel pieno dell'epidemia.

L'Asia assorbe meglio l'urto
L'ultimo report di Fedespedi ha raccolto nel dettaglio (su fonte Eurostat, Istat ed FMI) gli indicatori economici sia generali che trasportistici, evidenziando una situazione sostanzialmente drammatica ma, nello stesso tempo, condivisa da tutti e non uniforme, con alcuni Stati aperti alla circolazione di merci e persone, tenendo le frontiere parzialmente chiuse, e altri in pieno lockdown o alle prese con pericolosi focolai. In generale, il quadro è più positivo per i Paesi asiatici, che stanno contenendo più efficacemente gli effetti della crisi.

Gravi contrazioni, ma da maggio c'è ripresa
Le informazioni raccolte da FMI mostrano le gravi ripercussioni della pandemia sul commercio internazionale in questa prima metà dell'anno. Il commercio italiano con i paesi extra Ue nei primi cinque mesi del 2020 ha subito una forte contrazione: -16,8 per cento per l'export e -19,2 per l'import. Ma il mese di maggio ha segnato una prima svolta con un deciso aumento delle esportazioni (+37,6%) rispetto al mese di aprile, mentre le importazioni (-2,4%) risentono ancora della debolezza della domanda interna.

Il crollo degli scambi internazionali si riflette sul traffico container, che in Italia a maggio ha registrato una flessione a livello globale dell'11,4 per cento. Per quanto riguarda il traffico marittimo, i principali porti italiani hanno registrato una flessione dell'8,2 per cento nel periodo gennaio-maggio 2020. Il risultato negativo è imputabile in particolare ai mesi di aprile e maggio, in cui si sono registrati valori intorno al -30 per cento, come per il porto di Genova. L'andamento della crisi è osservabile anche dal trend del costo dei noli che, dopo una decisione diminuzione fino a maggio, hanno iniziato a risalire concordemente alla ripresa del traffico marittimo.

Il settore del cargo aereo è quello più colpito con una stima al -16,8 per cento per il 2020 in termini di cargo &mail t-Km. In Italia il trasporto aereo, nei primi 5 mesi del 2020, è calato del 26,7 per cento con punte del 51,8 per cento a Roma Fiumicino e del 41,3 per cento a Bergamo Orio al Serio. A partire dal mese di maggio è cominciata una rilevante inversione di tendenza: maggio ha visto un più 31,8 per cento su aprile, anche se paragonato a maggio 2019 mostra un -40,1 per cento.

Per quanto riguarda l'Italia, nell'Outlook del FMI è stimata una contrazione del 12,8 per cento del Pil nel 2020, il dato più basso a livello globale. Come conseguenza della riapertura delle attività, però, l'Istat ha registrato a maggio e giugno i primi segnali economici positivi tra cui spiccano un aumento della vendita al dettaglio del (+24,3%), rispetto ad aprile, e una crescita della produzione industriale del 42,1 per cento su aprile 2020. Rispetto a maggio 2019 la produzione segna un meno 20,3 per cento, in uno scenario caratterizzato da debolezza della domanda aggregata e che comporta un clima deflazionistico con una diminuzione dei prezzi dello 0,2 per cento da giugno 2019 a giugno 2020.

La buona notizia: l'Europa, primo mercato mondiale, sembra unita
Un quadro preoccupante, secondo la presidente di Fedespedi, Silvia Moretto, «ma conoscerlo ci consente di essere più preparati davanti alle sfide che ora si pongono. L'Europa uscirà da questa crisi con danni maggiori di altri, penso alla Cina e all'Asia in generale. Ci sono, però, segnali positivi importanti da non trascurare. Innanzitutto, il fatto che l'Italia è uscita dal lockdown prima di molti altri Paesi e la produzione industriale sta riprendendo. L'asimmetria della crisi colpisce l'import-export ma questo tempo può essere utilizzato per pianificare e guadagnare vantaggio rispetto ai competitor. L'Europa, inoltre, si è mostrata coesa nella risposta all'emergenza. I risultati dei negoziati in Consiglio Europeo sono importanti e aprono la strada per un'Europa più forte e competitiva anche dal punto di vista economico. Tornare più forti nello scenario del commercio internazionale è vitale per l'Europa e soprattutto per l'Italia, il cui Pil è trainato dall'import-export. Sostenere la logistica, le spedizioni e il trasporto merci è fondamentale per consentire alle aziende produttrici di internazionalizzare e dare nuovo impulso, dunque, agli scambi economici».

In conclusione, la ripresa è frammentata e discontinua a livello globale. La performance peggiore è quella del primo mercato mondiale di riferimento, l'Unione europea, con un previsto calo del Pil dell'8,3 per cento nel 2020. Eurostat registra per il primo trimestre un calo del Pil dell'Ue, senza Regno Unito, del 2,6 per cento. Sempre nei primi tre mesi di quest'anno gli Stati Uniti sono cresciuti dello 0,3 per cento, e sono andati in lockdown più tardi.