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26 luglio 2024, Aggiornato alle 19,41
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Infrastrutture

Senza la Russia yacht e superyacht soffrono

Sono tra i principali clienti del mondo e l'embargo che sta subendo il Paese rende impossibile costruzione e compravendita, in un settore carente di manodopera specializzata

(Marc van der Chijs/Flickr)

Fino a una settimana fa le principali preoccupazioni del settore della nautica, come per qualunque altro settore industriale, risiedevano nell'aumento dei prezzi dell'energia, nella carenza delle materie prime e nei problemi della logistica. «Ora, con la crisi Russia-Ucraina, è ovvio che ci sono anche conseguenze dal punto di vista dell'economia generale», secondo Stefano Pagani Isnardi, direttore dell'ufficio studi di Confindustria Nautica. 

La Russia è uno dei principali clienti al mondo per i costruttori di yacht e superyacht e i bandi che sta subendo il Paese, tra blocchi di voli e conti bancari, sta rendendo sempre più complicata, se non impossibile, la compravendita di questi mezzi, così come la loro costruzione.   «Siamo preoccupati», ha detto Isnardi ai giornalisti durante il Road to Expo Dubai di Genova di mercoledì, evento in vista dell'Expo di Dubai del 10-13 marzo. «Non possiamo ancora stabilire l'impatto verso i nostri cantieri, speriamo che la situazione si risolva il prima possibile. Il mercato russo, che è appannaggio del settore superyachts, non è quantificabile perché le imbarcazioni vanno sotto altre bandiere dalle Cayman a Malta. È ovvio che i russi con le sanzioni potranno avere restrizioni non solo sull'acquisto di nuove unità ma anche sul loro utilizzo. La Gran Bretagna ha bloccato la possibilità per tutte le unità con bandiera russa o di proprietà russa o con personale russo a bordo di accedere ai porti e l'Ue sta valutando sanzioni analoghe».

«È presto per capire, ma penso che ci possa essere anche un impatto sugli equipaggi delle imbarcazioni e anche sulla parte refitting», ha aggiunto Barbara Amerio, presidente superyacht di Confindustria Nautica.

La mancanza di manodopera specializzata per la nautica è un fenomeno che persiste da prima dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. «Il tema della formazione tocca tutte le aziende italiane, la manifattura di alta gamma probabilmente sta vivendo anche un tema di ricambio generazionale che manca e nella nautica lo sentiamo moltissimo», spiega Giovanna Vitelli, vicepresidente del gruppo Azimut-Benetti. Servono principalmente falegnami e meccanici. Quello che manca negli istituti di formazione tecnici è proprio questo tipo di manovalanza. «Serve un Its della nautica nel Ponente», secondo Amerio, «stiamo crescendo tanto, ci sono investitori stranieri che hanno scelto il nostro territorio per puntare sulla nautica e bisogna formare bene i ragazzi: c'è possibilità di lavoro specializzato con buoni salari, aiutiamoli a specializzarsi, bisogna formare figure per cantieri, in porto e a bordo e per tutta la filiera».

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