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03 ottobre 2024, Aggiornato alle 15,19
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Politiche marittime

Porti turistici poco certificati e poco comunicativi

In Italia appena un quinto possiede le ISO sulla qualità di gestione, mentre mancano quelle sull'attività portuale. Lo studio dell'Università di Genova

(andressolo/Flickr)

I porti turistici non comunicano a sufficienza le loro certificazioni e i loro impegni sulla sostenibilità, come fanno invece la maggioranza delle società che lavorano col mare. Lo sostiene uno studio dell'Università di Genova che sarà presentato il 30 giugno a Milano, all'Università Bocconi.

Sono stati raccolti i dati di 255 porti turistici del Mediterraneo, di cui 76 italiani, sia piccoli (circa dieci posti barca) che grandi (fino a 1,600), analizzandone per lo più i siti internet e il modo in cui comunicano agli utenti. 

In Italia emerge che appena un quinto del campione possiede una delle certificazioni di base, ma anche altri Paesi non sono pienamente allineati, come la Francia e la Crozia, seppur con una quota tripla (il 73 per cento è certificato), mentre in Spagna sono circa la metà i pori turistici certificati a dovere. 

Dei 255 porti turistici studiati, circa la metà comunicano il possesso di una certificazione (in genere la ISO 9001, quella della gestione qualità, o la 14001, quella sulla gestione ambientale), mentre la quasi totalità non comunica l'ottenimento di due certificazioni relative all'attività portuale, la ISO 13687, che riguarda la qualità dei servizi portuali, e la ISO 21406 che riguarda la qualità dei porti.

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Tag: nautica - economia