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26 aprile 2024, Aggiornato alle 17,27
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Politiche marittime

Porti e inquinamento, il futuro è elettrico

Diversamente dalle navi, alla ricerca di carburanti alternativi, la decarbonizzazione delle banchine avverrà utilizzando una fonte energetica tradizionale, ma che richiederà standard di distribuzione uniformi e tariffe sostenibili

(Viet Phi/Flickr)

di Paolo Bosso

Elettricità, elettricità, elettricità. La decarbonizzazione dei porti passa per questa tradizionale fonte energetica, secondo uno studio di Enel (attraverso il dipartimento ecologico Enel X) e Legambiente, presentato la settimana scorsa in webinar e diffuso nei giorni scorsi dai giornali. La ricerca della multinazionale dell'energia e dell'associazione ambientalista evidenzia come se da un lato lo shipping debba puntare ai carburanti alternativi diversi dai combustibili fossili tradizionali, una buona fetta della decarbonizzazione della portualità passa invece per l'utilizzo dell'energia tradizionale, l'elettricità, la quale utilizzata per l'alimentazione in banchina delle navi in sosta prende il nome di cold ironing.

Nei prossimi decenni le navi merci e passeggeri dovranno viaggiare utilizzando combustibili alternativi al gasolio, come l'idrogeno, l'ammoniaca, la stessa elettricità, il gas naturale liquefatto, il vento. I porti, più semplicemente, fornire elettricità alle navi e far funzionare i propri mezzi (gru, carrelli, etc.) a elettricità. Sono entrambi soluzioni ecologiche, con vantaggi e svantaggi diversi. Le navi devono riprogettarsi, e gli armatori valutare parallelamente quale carburante pulito abbia più mercato, e non è facile perché un po' si deve scommettere, un po' qualcosa si può prevedere e pianificare; i porti, invece, devono creare un'infrastruttura tradizionale (punti di ricarica elettrici) calata in un contesto di rete transnazionale, con standard di distribuzione (wattaggio) uniformi che non diano problemi di compatibilità tra le navi, offrendo tariffe economicamente sostenibili, più convenienti di quanto spenderebbero per il gasolio utile a tenere accesi i motori ausiliari di bordo.

L'obiettivo concreto dello studio di Enel e Legambiente è iniziare a elettrificare nei prossimi anni 39 porti italiani, praticamente tutti, quelli inseriti nel network della rete transeuropea di trasporto Ten-T. Fare in modo, se non in tutte le banchine perlomeno in quelle principali, che la maggior parte dei mercantili (portacontainer, tanker, cisterniere, ro-ro) e delle navi passeggeri (traghetti, ro-pax, navi da crociera) possano spegnere i motori in porto e allacciarsi alla rete elettrica nazionale. È un piano molto ambizioso che permetterebbe di evitare la combustione annuale di circa 635 mila tonnellate di gasolio marino.

Sono diversi i casi di successo nel mondo del cold ironing. A Goteborg, Rotterdam, Los Angeles, Vancouver, Lubeck, Bergen, Marsiglia. Goteborg, in Svezia, è stato il primo porto a elettrificarsi, nel 1989 e oggi conta sei punti di allaccio per le navi, più un'altra in fase di realizzazione. Marsiglia, in Francia, ha iniziato nel 2017 con tre punti di connessione per i traghetti, con un piano al 2025 per elettrificare il cento per cento delle banchine al costo di 22 milioni di euro, finanziati dall'Ue e dal governo. 

Los Angeles è un discorso a parte, per finanziamenti messi in campo e per la penetrazione. Ha avviato le prime infrasrutture nel 2004 sotto la superivisione del California Environmental Protection Agency, che nel 2007 ha introdotto un regolamento che ha abbassato sensibilmente la soglia massima le emissioni di patrticolato e ossidi di azoto nella zona portuale del principale scalo commerciale del Pacifico, spingendo ancora di più verso l'utilizzo del cold ironing.

A livello globale, i gas serra associati allo shipping sono stimati in circa 940 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari al 2,5 per cento delle emissioni totali di gas serra prodotte dalle attività umane ogni anno. Il piano della comunità internazionale, tramite il legisltore ONU International Maritime Organization, è di tagliare della metà entro il 2050 queste 940 milioni di tonnellate di CO2. L'assenza di politiche efficaci di decarbonizzazione, calcolano gli studi scientifici commissionati dagli organismi internazionali, per quella data le emissioni del trasporto marittimo potrebbero aumentare tra il 50 e il 250 per cento.

Il piano Enel-Legambiente è basato su sei assi, tutte riconducibili all'utilizzo dell'elettricità. In primo luogo, la necessità di definire una tariffa elettrica per il cold ironing. Le navi merci e passeggeri che attraccano nei porti sono molto grandi e richiedono per essere alimentate una gran quantità di energia e i costi per dargli l'elettricità di cui hanno bisogno attualmente non sono sostenibili né per sole autorità portuali né per i soli armatori senza che ad essi non si affiancato un piano nazionale di distribuzione e tariffazione. Il secondo asse riguarda schemi di finanziamento e cofinanziamento pubblici che accelerino la transizione energetica portuale. A seguire, gli altri quattro punti sono: identificare le infrastrutture portuali prioritarie da elettrificare; promuovere il cold ironing; una road map nazionale per il cold ironing; sviluppare le infrasrutture ferroviarie nei porti, potenziando medie e lunghe distanze.

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