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26 aprile 2024, Aggiornato alle 17,27
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Cultura

Nel paese (non solo) del baccalà

L'odore del mare tra riti, mestieri e vicende di un popolo dell'entroterra raccontato nel libro dello storico Ciro Raia


«Ogni volta sempre la stessa storia. La casa dei nonni, che poi divenne la casa dove avrei abitato io per molti anni, era proprio di fronte ai baccalaiuoli, che, a volte, erano solo stoccaiuoli. Perché mettevano in lavorazione lo stocco durante tutto l'anno, mentre quella del baccalà era un'attività solo prenatalizia. In alcuni locali al piano terra c'erano grandi vasche piene d'acqua; c'erano sacchi di sale e un tavolacci di legno massiccio. La lavorazione cominciava ben prima che sorgesse il sole».


Emanano proprio l'odore del mare queste righe tratte dal libro di Ciro Raia Dodici in piazza (Alessandro Polidoro Editore). Eppure Raia – scrittore e storico che ha insegnato a lungo materie letterarie – è un uomo dell'entroterra. E' nato a Somma Vesuviana, città-paese di cui racconta le vicende, "spiando" volti e pensieri attraverso la lente del suo percorso esistenziale. Una galleria di personaggi che ci consentono di mettere a fuoco questo mondo alle falde dell'eterno Sterminator immergendoci nella narrazione delle loro fatiche (Maria la ricamatrice, Saverio il barbiere, Sabatino lo stoccaioulo…), nei rapporti mai scontati tra le persone e tra queste e il contesto in cui consumano le proprie vite.


Ma allora cosa c'entra il mare, così lontano da questa terra fertile e sulfurea? Da qui l'azzurro del Golfo non si vede, è vero, però il Mediterraneo è dietro l'angolo, pervade i riti e le abitudini secolari, scorre nelle vene dell'autore e di questo popolo in fermento che vive un presente costantemente riflesso nella memoria. Qui le sensazioni definiscono i caratteri, tratteggiano un'atmosfera che prende forza dagli elementi. «Quell'acqua impregnava di un odore forte di stocco la strada – scrive Raia –, le scarpe di noi ragazzi che andavamo a scuola, le ruote di un'auto da sempre parcheggiata nell'angolo accanto alla lapide marmorea di un alto magistrato romano del III secolo d. C.». Il profumo del Mediterraneo, appunto.

Mar. Mo.