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06 dicembre 2024, Aggiornato alle 11,35
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Politiche marittime

Napoli, superyacht vietati a Mergellina. Luise: "Perdiamo 50 mila euro al giorno"

Per la sicurezza del porticciolo nel cuore della città, una recente ordinanza della capitaneria vieta alle barche superiori ai 75 metri di approdare

(Frans Berkelaar/Flickr)

Si cominciano a sentire i primi effetti dell'ordinanza introdotta quest'anno dalla capitaneria di porto di Napoli che vieta l'ormeggio di yacht lunghi più di 75 metri nel porticciolo di Mergellina. Venerdì scorso al superyacht Symphony dell'imprenditore francese Bernard Arnault, fondatore e CEO di LVMH, è stato vietato l'attracco, nonostante in passato sia regolarmente entrato. Symphony è lungo circa cento metri.

Non è la prima volta che succede. Nelle scorse settimane anche Eos, il grande veliero da 90 metri di Barry Diller, amministratore delegato di IAC/InterActiveCorp (che contiene tra le altre expedia.com e TripAdvisor), si è visto rifiutare l'approdo a Mergellina. Ormeggi alternativi per questi grandi yacht ci sarebbero, nella zona commerciale del porto (verso Levante, lontano da Mergellina ma non dal centro città) e al molo San Vincenzo, una lunga banchina che però non è al momento normata a dovere per far attraccare grandi yacht, che devono essere specificamente autorizzati.

In un comunicato la capitaneria di porto di Napoli smentisce queste richieste di ormeggio. «La Capitaneria non ha ricevuto alcuna richiesta di accosto e il contesto diviene utile solo a supportare già noti intendimenti di far ormeggiare mega yacht giusto nelle vicinanze del fanale rosso dell'approdo di Mergellina, con l'effetto di oscurare per chi viene da mare la visibilità del fanale verde e creare difficoltà alle unità in uscita la cui visibilità è impedita dalla nave ormeggiata».

Come ha chiarito in una lettera a Il Mattino pubblicata oggi, il comandante della capitaneria di porto di Napoli, Pietro Vella, spiega che l'ordinanza è dovuta a motivi di sicurezza. Negli scorsi mesi sono state effettuate delle simulazioni che hanno mostrato come far entrare a Mergellina yacht da oltre 75 metri - cioè i cosiddetti "superyacht", che non hanno una misura standard ma generalmente si indicano quelli superiori ai 40 metri - limiti la visibilità delle imbarcazioni in entrata ed uscita, per esempio rendendo difficile alle altre barche di vedere i fanali, cioè le luminarie portuali analoghe alle strisce sull'asfalto: le luci che indicano i punti di accesso e le corsie di marcia. Generalmente nei porticcioli, nelle marine, ce ne sono due, uno rosso e uno verde, che indicano di mantenere rispettivamente la "sinistra" (più precisamente, il babordo) e la "destra" (il tribordo). «Chi viene verso l'approdo vede il fanale rosso e per cogliere anche il verde per indirizzarsi verso l'imboccatura deve spingersi molto verso terra con il rischio di incorrere nei bassi fondali o in un campo boe», scrive Vella.

Mancati approdi si traducono in mancati guadagni per l'indotto del porticciolo di Mergellina a Napoli, che proprio durante l'estate ha il suo picco di attività. Il catering, l'ormeggio e il disormeggio, la ristorazione e tutti i servizi nautici di cui in genere fruiscono gli yacht (rifornimento, pulizia, manutenzione, riparazione, etc.). Massimo Luise, storico gestore di uno dei moli di Mergellina, ha detto al Corriere del Mezzogiorno che «da quest'anno l'impossibilità di accogliere una categoria di imbarcazioni di enorme prestigio comporterà la perdita per il nostro territorio in termini economici di cifre importanti: solo per l'indotto dai 50 ai 100 mila euro al giorno. In una stagione decine e decine di milioni». Secondo Luise questa ordinanza tenderà a dirottare diversi grandi yacht verso i porti di Malta, Spagna e Francia. Per Costanzo Jannotti Pecci, presidente dell'Unione Industriali di Napoli, ha detto che l'ordinanza della capitaneria di Napoli impedisce al turismo di lusso di approdare a Napoli.

«Un ormeggio di qualità - scrive la capitaneria di Napoli in merito all'articolo del Corriere - deve essere sicuro nel rispetto delle regole, ogni diverso interesse passa in secondo ordine. Altre valutazioni rischiano di dare voce, anche se involontariamente, a questioni non proprio di interesse generale e forse un po' meno ai principi di legalità di cui la sicurezza, in questo caso, rappresenta un caposaldo. È difficile pensare che proprietari di grandi unità siano attratti dalla precarietà dell'ormeggio e delle sue condizioni con il rischio di essere vittime di collisioni o causa involontaria di altri incidenti, non è questo che cercano i nomi importanti e certamente anche la gente comune. La Capitaneria, se interessata, avrebbe nei limiti del possibile individuato un ormeggio anche nel porto di Napoli le cui condizioni avrebbero rispettato tutti i canoni di sicurezza, senza scorrazzare tra i meandri di rischi fuori controllo, forse nell'indifferenza di chi in queste situazioni non è portatore di un interesse pubblico. Nessuno può pensare che la soddisfazione di chi richiede l'accosto debba per forza passare dal brivido del rischio di un ormeggio incerto e precario. La soluzione deve passare per la realizzazione o l'adattamento di strutture di ormeggio idonee alle esigenze e su questa base bisogna creare delle sinergie tra istituzioni e privati. La Capitaneria di porto sin d'ora, è certo, non farà mancare il proprio fattivo contributo tecnico e di idee».

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Tag: napoli - yacht