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26 aprile 2024, Aggiornato alle 17,27
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La sfida ambientale, Maersk: "Ridurre la velocità è controproducente"

Al Mepc dell'Imo 172 Stati stanno discutendo di ambiente. Francia e Grecia vogliono ridurre la velocità massima; Danimarca, Germania e Spagna non sono d'accordo

Il Mepc del 2018

Il primo armatore del mondo, Maersk, ritiene che la riduzione della velocità media di crociera delle navi mercantili, introducendo un limite obbligatorio per legge in tutto il globo, non serva a ridurre le emissioni di anidride carbonica ma anzi rallenti lo sviluppo tecnologico in questa direzione. Da oggi fino al 17 maggio, a Londra, l'International Maritime Organization (Imo) terrà il 74esimo Marine Environment Protection Committee (Mepc), il comitato dell'IMO dove ogni anno un'assemblea di 172 stati decide sulle politiche emissive dello shipping mondiale. L'argomento principale sarà la diminuzione delle emissioni di CO2 e quest'anno vedrà il confronto tra due scuole di pensiero: da un lato la Francia, la Grecia e 110 armatori - tra gli altri - che vogliono introdurre una velocità massima, dall'altro Maersk, Germania, Danimarca e Spagna - tra gli altri - che la ritengono una misura controproducente.

John Kornerup Bang, capo delle strategie ambientali di Maersk, interverrà in rappresentanza di quest'ultima istanza. Ha lavorato con il World Wildlife Fun prima di entrare nove anni fa in Maersk e ritiene che la sfida ambientale per lo shipping sia prettamente tecnologica. Il settore deve puntare a sviluppare motori sempre più puliti e gli organismi di legislativi come l'Imo devono incentivarli. Imporre una bassa velocità favorirebbe l'utilizzo, secondo Bang, delle «vecchie navi inefficienti, riducendo gli impegni delle compagnie marittime ad innovarsi».  «Si tratta di ridurre le emissioni, non eliminarle», chiarisce Bang. «Ogni misura a breve termine - continua - deve gettare le basi per un cambiamento tecnologico che decarbonizzi il settore». Secondo Anne Steffensen, direttore generale di Danish Shipping, l'associazione armatoriale della danimarca, «un approccio basato sullo sviluppo tecnologico offre pari condizioni verso l'accesso a nuovi tipi di carburante, mentre stabilire limiti di velocità rischia solo di rallentare tutto questo».

Lo slow steaming (come viene chiamata la sistematica riduzione della velocità in viaggio) viene utilizzato per risparmiare carburante. Secondo Francia, Grecia e 110 armatori firmatari di una lettera d'intenti, la razionalizzazione della velocità estesa a tutte le 52 mila navi registrate all'Imo avrebbe un impatto notevole sull'inquinamento atmosferico. Questa iniziativa sarebbe utile anche in vista di una ripresa delle attività di spedizione via mare, che porterà all'aumento della frequenza dei viaggi e della velocità media, cosa che incide di conseguenza sull'inquinamento dell'aria. 

La tabella di marcia dell'Imo prevede una riduzione delle emissioni del 40 per cento entro il 2030 e della metà entro il 2050. Maersk è più ambiziosa, avendo annunciato che entro il 2050 la sua flotta non emetterà anidride carbonica (e dal 2008 ad oggi ha già ridotto le emissioni di CO2 del 40%). Per raggiungere questo obiettivo sostiene che bisognerà riuscire a costruire navi mercantili a zero emissioni di CO2 a partire dal 2030, cosa che richiederà un'accelerazione dello sviluppo tecnologico.

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