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23 aprile 2025, Aggiornato alle 18,29
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Infrastrutture

La settimana calda del porto di Napoli

Accsea, Assoagenti, Assospena e spedizionieri doganali si associano alle proteste del Fai, che minaccia sciopero dal 31 marzo. È pressing sul governo per sbloccare la nomina del presidente.


di Paolo Bosso  

Si preannuncia una settimana calda al porto di Napoli. Oggi gli operatori del porto hanno diramato un comunicato con il quale, pur senza aderire allo sciopero di cinque giorni proclamato dal 31 marzo, si associano in qualche modo alla protesta Fai. 
Ora non è più soltanto Fai, ma anche Accsea, Assospena, Assoagenti e il consiglio territoriale degli spedizionieri doganali - a cui si sono associati in seguito anche i terminal container Flavio Gioia e Conateco (che hanno poi negato la partecipazione) - a farsi avanti per fare pressione sul governo affinché sblocchi lo stallo sulla nomina del presidente dell'Autorità portuale. C'è una «situazione di abbandono» denunciano glima operatori in un comunicato congiunto, «un'incapacità a tutti i livelli delle istituzioni a gestire l'adeguamento delle banchine e dei fondali». La darsena di Levante, «unica opera fondamentale» per gli operatori, prosegue con «estremo ritardo ed il suo completamento è nel libro dei sogni». 
L'obiettivo non è pressare Lupi, né criticare la scelta della proroga per altri sei mesi a commissario del porto per il comandante delle Capitanerie Felicio Angrisano. «Angrisano è il meglio che possiamo avere» spiega il presidente del Propeller Club Umberto Masucci. Il governo non riesce più a gestire i porti e Napoli è solo una pedina di uno scacchiere in stallo. «Il sindaco di Napoli rappresenta una parte politica, la Regione Campania un'altra, infine il ministro Lupi una terza. La nomina di un nuovo presidente deve passare anche per queste tre figure. Come facciamo?» si domanda Masucci. «Attualmente - continua - in Italia sono sette gli scali commissariati insieme a Napoli. Questo significa che c'è un'industria del mare paralizzata, che da sola muove l'80% dell'import-export al di fuori dell'Europa». 
Sono infatti otto in tutto gli scali attualmente commissariati in Italia: Palermo (da poco riconfermato), Augusta, Manfredonia, Napoli, Piombino, Catania, Cagliari e Olbia. «Il fatto - conclude Masucci - è che a monte c'è una patologia della politica».