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26 luglio 2024, Aggiornato alle 19,41
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Politiche marittime

Il piano B di Fratelli Cosulich: dirottare i servizi ucraini in Polonia e Croazia

La fabbrica di Metinvest è sotto le bombe ma il rifornimento di acciaio non può interrompersi. Il racconto di Augusto Cosulich, che con i suoi servizi rifornisce di bramme gli stabilimenti Fiat e Fincantieri

(Dave Heuts/Flickr)

Tra le società marittime italiane più attive in Ucraina, la Fratelli Cosulich deve fronteggiare un blocco che si sta significativamente ripercuotendo sulle sue attività, principalmente dedicate all'export in Italia dell'acciaio. L'accesso via mare all'Ucraina, il Mar di Azov e il Mar Nero, è tra i più esposti ai bombardamenti in questi giorni, con l'esercito russo in avanzata sul fronte orientale, dove ci sono i porti di Mariupol e Odessa. Gli approdi alternativi per Cosulich sono nei Paesi vicini con sbocco sul mare, quindi Polonia e Croazia.

Stiamo parlando di parte del rifornimento siderurgico, tra gli altri, dei cantieri navali di Fincantieri e delle fabbriche della Fiat, le cui bramme vengono lavorate nello stabilimento di San Giorgio di Nogaro, in Friuli. Intervenendo a margine di un convegno a Genova sull'aumento dei noli marittimi, organizzato dal gruppo Giovani di Assagenti, l'amministratore delegato di Fratelli Cosulich, Augusto Cosulich, ha raccontato le vicissitudini della sua flotta. «Quando siamo entrati nel mercato siderurgico abbiamo stretto rapporti con il gruppo ucraino Metinvest, ma purtroppo la loro fabbrica è a Mariupol sotto le bombe. Dobbiamo aiutarla a esportare i nostri prodotti, non solo siderurgici, perché ha esportazioni di grano molto importanti, e stiamo lavorando a un piano b. Dato che nei porti di Mariupol, Odessa e Nikolaev non possiamo andare, abbiamo avuto incontri con le ferrovie ceche e polacche per trasportare via treno questi prodotti e portarli in Croazia, dove la compagnia marittima genovese ha aree di distribuzione e società di spedizione. «Trovare soluzioni alternative è il nostro lavoro – continua Cosulich - per quanto riguarda le bramme di acciaio, la situazione è più complicata e bisogna ricorrere ad altri mercati. 

Infine, per quanto riguarda la nave bloccata nel porto di Mariupol, la Tzarevna, «abbiamo ridotto l'equipaggio da 20 a 5 che sono ancora lì, gli altri 15 sono arrivati a casa con un corridoio umanitario. Se non arrivano le bramme si fermano i laminatoi italiani con conseguenze sul cliente finale», come Fincantieri per le navi e Fiat per le auto.

Tag: russia