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18 maggio 2024, Aggiornato alle 18,37
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Infrastrutture

I superyacht abbandonano i porti italiani

Secondo Ucina, la confindustria nautica, l'esodo di almeno 75mila imbarcazioni da diporto sarà causato dall'introduzione della tassa di stazionamento dei natanti, in vigore da maggio


I porti italiani rischiano di perdere quest'anno almeno 75 mila imbarcazioni da diporto, circa la metà di quelle ormeggiate nei 153mila posti barca disponibili. Una "emorragia" che andrebbe tutta a favore degli scali concorrenti di Francia, Spagna, Croazia e Grecia. A lanciare l'allarme è la Confindustria nautica, Ucina, che mette in relazione la paventata fuga con il provvedimento del Governo (in vigore da maggio) sulla tassa di stazionamento dei natanti. "Al 31 gennaio 2012 – spiega al Sole 24 Ore il presidente di Ucina, Anton Francesco Albertoni – le barche andate via dai nostri porticcioli erano 27mila. Oggi pensiamo siano arrivate a 30mila. Un dato che porta, a caduta, un mancato indotto generato dai superyacht pari a 210 milioni". A rischio sarebbero anche gli investimenti portuali, fino a 1,4 miliardi, con una riduzione delle entrate dirette allo Stato derivanti dal turismo nautico di almeno 104 milioni di euro. Per il mercato interno della cantieristica si stima una flessione del 35 per cento, con una perdita di 9mila posti di lavoro. Previsioni catastrofiche condivise da Roberto Perocchio, presidente di Assomarinas, associazione che raggruppa i porticcioli, e un po' da tutti i vertici delle altre associazioni del cluster marittimo, i quali ritengono che una tassa sulle barche debba pur esserci, ma non legata allo stazionamento nei porti. Albertoni propone, in alternativa, il pagamento di una tassa per  "tutti gli italiani che possiedono una barca, con l'obbligo di denunciare, nella dichiarazione dei redditi, le imbarcazioni estere".