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26 luglio 2024, Aggiornato alle 19,41
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Logistica

Effetto Brexit, crolla l'export della Gran Bretagna

Per il Road Haulage Association il calo è stato del 68 per cento a gennaio. Tre quarti dei mezzi pesanti tornano indietro semi vuoti. Il governo non è d'accordo con i dati

Un camion in transito in ingresso nell'Eurotunnel (tunneltalk.com)

Non ci sono state particolari congestioni nella Manica con l'arrivo della Brexit perché forse le merci in transito sono molto meno. È la possibile conclusione dopo i primi risultati sul traffico commerciale in Gran Bretagna a poco più di un mese dall'uscita dal mercato unico dell'Unione europea. Secondo i dati della Road Haulage Association (RHA), che riunisce l'industria logistica terrestre britannica, a gennaio le esportazioni dall'isola al Vecchio Continente sono crollate del 68 per cento rispetto a gennaio 2020. Inoltre, quasi tre quarti dei mezzi pesanti in entrata nel Paese tornano indietro semivuoti per via del blocco temporaneo di alcune merci.

Numeri attendibili per il presidente della British Port Association, Richard Ballantyne, che rispecchiano un andamento dei porti "a vista" che potrebbe essere confermato dai dati statistici. Non è daccordo il portavoce del segretario di Stato Michael Gove, secondo il quale quel meno 68 per cento è eccessivo.

Se confermati, sarebbero risultati disastrosi. Il direttore dell'RHA, Richard Burnett, ha scritto una lettera a Gove, pubblicata dall'Observer domenica. Si accusa il governo di Boris Johnson di aver sottovalutato il profondo cambiamento in atto, avvertendo che in realtà il peggio deve ancora venire considerando che, scaduti i primi sei mesi di proroga, a luglio scatteranno nuovi controlli per gli importatori che potrebbero rallentare il traffico e disincentivare l'ingresso delle merci.

Attualmente, denuncia RHA, gli addetti ai controlli doganali e di sicurezza nel Regno Unito sono circa 10 mila, cinque volte meno il numero necessario per rendere più fluidi i controlli.

Non sono contenti neanche i pescherecci e i relativi commercianti di pesce, soprattutto quelli sozzesi, per via di pesanti perdite economiche dovute al grande ridimensionamento che ha subito il mercato ittico della zona, visto che fino a poco più di un mese fa poteva contare su uno spazio molto più vasto, godendo delle quote del pescato stabilite da Bruxelles.

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