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25 aprile 2024, Aggiornato alle 08,32
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Politiche marittime

Costa Concordia, Izmir è il porto ideale

Nel resoconto alla Camera della Protezione Civile, lo scalo turco è emerso come quello più allettante dove smantellare il relitto. Ma c'è anche Piombino e la logica "istituzionale" di volerla smantellare in Italia


di Paolo Bosso 
 
Dall'audizione alla Camera di ieri del capo della Protezione Civile Franco Gabrielli (nella foto) arrivano corposi aggiornamenti sullo stato dei lavori di recupero della Costa Concordia, naufragata all'isola del Giglio il 13 gennaio di due anni fa.

I porti candidati
Entro il mese di maggio (avrebbe dovuto essere aprile, ma non è mai stata una scadenza perentoria) si deciderà il porto di destinazione dove portare il relitto per smantellarlo. Gli scali valutati finora sono stati tredici (in realtà circa una ventina, ma quelli che hanno presentato offerta documentata sono quasi la metà), di cui quattro italiani e nove stranieri. Quelli italiani sono Palermo (ritiratasi poche settimane fa), Piombino, Genova e Civitavecchia. Quelli esteri si trovano in Turchia, Gran Bretagna e Norvegia. L'offerta più bassa, ha spiegato Gabrielli, è venuta da un porto norvegese, ma è impraticabile per la distanza (quello che si risparmia si spende nel viaggio transoceanico per portare Costa Concordia dal Mediterraneo al Mare del Nord). Discorso analogo per la Gran Bretagna, con la grossa differenza che i costi sono leggermente superiori alla Norvegia. «Assolutamente fuori mercato» per Gabrielli è Civitavecchia che ha offerto 200 milioni. Seguono Genova e Piombino con 80 milioni. Ma l'offerta più allettante di tutte viene da Izmir in Turchia, che chiederebbe non più di 40 milioni.

Turchia vs Italia
Riepilogando, quindi, i candidati sono attualmente tre: in prima posizione Izmir, seguito da Piombino e Genova più o meno appaiati. Genova avrebbe un vantaggio infrastrutturale: secondo quanto dichiarato dall'Autorità portuale ligure tempo fa, il bacino dovrebbe essere già pronto. Piombino, invece, non avrà il bacino prima di un anno e solo a febbraio ha iniziato a dragare i fondali (per far entrare Costa Concordia il canale di accesso del porto di destinazione dovrà essere profondo non meno di 18 metri). Piombino, però, a differenza di Genova ha il vantaggio dei giorni di navigazione: un giorno rispetto ai cinque del porto ligure. L'armatore però, riferisce Gabrielli, considera Piombino una soluzione problematica «perché meno supportata sul fronte delle tempistiche di smantellamento e sotto il profilo della sicurezza delle operazioni».
 
 
Izmir è in pole position
Izmir, invece, è il candidato ideale: non troppo distante (sarebbero di settimane i tempi di navigazione, ma nel tranquillo "lago" del Mediterraneo piuttosto che nell'imprevedibile Oceano Atlantico) e con un prezzo davvero conveniente. «In Turchia sono venticinque anni che mandiamo le nostre navi militari per essere smantellate – spiega Gabrielli - e pur auspicando una soluzione italiana, il prefetto ha sottolineato che le spese sono a carico della Costa, che è una compagnia privata». Il messaggio di Gabrielli è chiaro: il porto di destinazione della Costa Concordia, checché ne dicano dicasteri, commissioni e authority italiane, sarà deciso calcolando nel modo più bilanciato possibile costi e rischi. L'importanza economica e di immagine di smantellare Costa Concordia in Italia, lo hanno sempre sottolineato assicuratori e ingegneri (rispettivamente "committenti" e "operai" nei lavori di recupero del relitto), è davvero relativa. Non bisogna dimenticare però che il nulla osta, poiché Costa Concordia è considerato dalla legge italiana rifiuto speciale, verrà dalla Regione Toscana che presiede tra l'altro l'Osservatorio di monitoraggio di recupero del relitto, il "parlamentino" in cui risiedono tutte le rappresentanze che lavorano alla nave. Dopo Pasqua, ha detto Gabrielli, «chiederemo che la parte privata si presenti con una corposa documentazione, in modo che le autorità (raccolte nell'Osservatorio ndr) siano in grado nei primi giorni di maggio di risolvere questa questione».

Il trasporto verso il porto di smantellamento
Ancora però non si è deciso come trasportare il relitto da 114mila tonnellate. I sistemi sarebbero due: il classico traino, poco costoso ma molto rischioso per le possibili fuoriuscite di materiale, o il trasporto su una piattaforma heavy lift, molto sicuro ma molto costoso (Costa Crociere, la compagnia proprietaria della nave, spenderebbe per affittarla non meno di 30 milioni di dollari). «L'unica vera criticità che dovrà essere valutata – afferma Gabrielli – è il rischio del traino da moltiplicare per cinque». 

Quanto si è speso per Costa Concordia finora?
Dopo più di due anni di lavori, tra wintering (ancoraggio a terra), svuotamento di parte della zavorra e galleggiamento, Gabrielli ha detto che l'armatore ha speso finora circa un miliardo di euro. Di questi, almeno 600 milioni, come ha precisato a marzo il responsabile del team tecnico per Costa Crociere Franco Porcellacchia, sono stati a carico degli assicuratori.
Per quanto riguarda lo stato dei lavori, ieri sono partiti da Livorno gli ultimi due cassoni utili a far galleggiare il relitto. Verranno installati sul lato di dritta.