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29 marzo 2024, Aggiornato alle 14,44
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Autoproduzione, armatori e agenti marittimi: rischio infrazioni comunitarie

Secondo Confitarma e Federagenti le nuove regole in arrivo sono eccessivamente corporative e vanno a danneggiare la competitività dei porti italiani

Uno sciopero dei portuali a Civitavecchia, maggio 2019

Ribadendolo l'ultima volta in un webinar di Assoporti tenutosi il 9 luglio, secondo Confitarma, le nuove norme sull'autoproduzione in arrivo  - quelle contenute negli emendamenti al DL Rilancio, in fase di conversione in legge - renderanno impossibile svolgere questo tipo di operazioni portuali da parte delle compagnie marittime. Le conseguenze potrebbero essere pesanti per la competitività portuale italiana, col rischio che le nuove regole siano suscettibili di infrazioni comunitarie.

«Fin dalla prima formulazione dell'emendamento – afferma Mario Mattioli, presidente Confitarma - abbiamo fatto presente, in tutte le sedi, che la modifica dell'articolo 16 della legge n. 84 del 1994 rappresenta un passo indietro di trent'anni per la portualità italiana». Su questa questione si ritrovano tanto Confitarma quanto Assarmatori, l'altra associazione armatoriale italiana.

Le nuove norme autorizzano l'autoproduzione solo nei casi in cui la domanda di portuali non è sufficiente. Inoltre, le compagnie dovranno schierare personale extratabellare dall'equipaggio di bordo puro. Secondo gli armatori, a prescindere dagli interessi di parte per l'autoproduzione in sé, si tratta di regole che tendono a proteggere eccessivamente la corporazione dei portuali, col rischio di sbilanciare il mercato creando condizioni poco competitive per i porti italiani. In altre parole, se disincentivare l'autoproduzione può dare più lavoro nell'immediato ai camalli, in condizioni di lavoro sempre più precarie per via di una serie di cambiamenti storici in atto (tra cui l'automazione), a lungo andare ad essere disincentivate a sbarcare saranno le stesse merci nei porti, magari per via di standard logistici non adeguati rispetto a quelli che può garantire non tanto l'equipaggio di bordo (in alcuni casi i camalli, così come i piloti dei porti, sono proprio la scelta migliore), quanto una situazione più elastica che si adatti alle esigenze di ogni singolo approdo.

«Non vogliamo il Far West, ma neanche la Russia di Stalin», afferma il presidente uscente di Federagenti, Gian Enzo Duci, sempre nel corso del webinar Assoporti. Per Duci «la sicurezza deve venira prima di tutto, sia per i lavoratori marittimi che per i portuali», il punto piuttosto è che «c'è un quadro normativo comunitario e una legge Antitrust che regolano l'autoproduzione. Anche se questo emendamento venisse approvato c'è la possibilità che venga successivamente cassato».

Il diritto all'autoproduzione da parte degli armatori, precisa Confitarma, è stato riconosciuto più volte sia dall'Antitrust nazionale che dalla Corte di Giustizia europea, (la prima sentenza risale al 1991). «Negare ai vettori marittimi questo diritto rappresenta una violazione del principio di libera concorrenza», secondo Mattioli, «a nulla sono valsi anche i pareri contrari del governo, della Ragioneria Generale dello Stato e del ministero delle Finanze».

Gli armatori italiani chiedono la riapertura di un confronto sindacale su decisioni «che nulla hanno a che vedere con la decretazione di urgenza per l'emergenza sanitaria che il Paese sta affrontando, al fine di trovare soluzioni condivise, senza forzature politiche».

Il rischio è che si vada incontro a una procedura di infrazione  comunitaria con un conseguente danno erariale.  

«Avremmo voluto vedere – conclude Mattioli - le istituzioni dedicarsi con la stessa intensità e lo stesso coinvolgimento su altri temi che affliggono il trasporto marittimo come, ad esempio, la grande difficoltà nell'avvicendamento degli equipaggi italiani in tutto il mondo, anziché affossare l'autoproduzione. Ora la nostra speranza è rivolta al Senato anche se è difficile pensare che ci siano i tempi per cambiare ancora tale disposizione. Di certo se la modifica all'articolo 16 della legge 84/1994 diverrà norma dello Stato, Confitarma continuerà la sua battaglia per dimostrare che si sta prendendo un grosso abbaglio».