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26 luglio 2024, Aggiornato alle 19,41
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Cultura

America's Cup, il Diavolo è nei dettagli... e veste Prada

Dalla bandiera "sbagliata" di Luna Rossa all'uso improprio dei termini marinareschi in tv. Un problema di cultura


di Guido Barbazza - DL News

"Il Diavolo è nei dettagli" è un detto di coniazione anglosassone, poco utilizzato da noi, specialmente da quando ha sostituito l'antico ed originale "Dio è nei dettagli", attribuito a Leonardo Da Vinci. "Dio è nei dettagli" esprimeva l'idea che qualsiasi cosa si faccia la si dovrebbe fare in maniera accurata, vale a dire senza tralasciare i dettagli, che sono importanti, anche a voler significare che più si esamina qualcosa di bello, più si guarda nei particolari, più si apprezza la complessità, più si vedrà la bellezza, la perfezione, più si vedrà il Divino. 

La mutazione "il Diavolo è nei dettagli" vuole sottolineare il fatto che anche se qualcosa ci sembra buono in apparenza è spesso necessario approfondire l'analisi per scoprirne i difetti, le parti "cattive", perché appunto sono proprio i dettagli che sono la parte "diabolicamente" delicata, che rendono difficile o impossibile portare avanti o completare questo qualcosa. In questi giorni in cui ci appassioniamo per le straordinarie prestazioni di Luna Rossa alla finale della Coppa America, contro il fortissimo, ostico, avversario, si potrebbe dire "bestia nera", del Team New Zealand balza agli occhi un dettaglio fuori posto. Una piccola nota stonata nella magica melodia di tecnologie avveniristiche, forme aerospaziali, meticolosa preparazione della squadra tricolore, costituita proprio dal tricolore italiano che, sul lato destro dell'imbarcazione, è raffigurato in modo imperfetto. Le bandiere, infatti, per convenzione, tradizione, logica, quando vengono raffigurate su un mezzo mobile, sia esso un aereo, una nave o un veicolo, vengono disposte sui due lati come se risultassero orientate dall'aria provocata dal movimento del mezzo, in marcia avanti. Quindi nel caso della bandiera italiana sarà raffigurata con il verde a sinistra sul lato sinistro, e a destra sul lato destro. Ciò è facilmente verificabile osservando ad esempio i nostri aerei militari o civili e anche auto da competizione. Questa cosa però dev'essere sfuggita al pur efficientissimo servizio comunicazione, branding e marketing di Luna Rossa, visto che, sia la bandiera dipinta sullo scafo, sia quella sulla randa sono entrambe sbagliate sul lato destro. Ciò non accade, però, per l'imbarcazione del Team New Zealand che porta le sue insegne nazionali raffigurate correttamente su entrambi i lati, e neanche per Oracle e per tutte le altre barche in competizione. Questo apparentemente insignificante dettaglio non deve però essere sottovalutato, perché, per quanto riguarda l'Italia, esistono molti altri preoccupanti segnali di pressappochismo ed approssimazione. 

Per restare in campo nautico/marittimo non si può non citare l'errato utilizzo, sempre più diffuso, del termine "strambata" per indicare la virata in poppa di una imbarcazione a vela, al posto del termine marinaresco corretto "abbattuta". Premesso che "in mare" le parole che iniziano per "stra" come "straorzata", "strapoggiata", "strambata" inclusa, hanno quasi sempre connotazioni negative, "abbattuta" significa una manovra controllata di virata con il vento in poppa, con il passaggio del boma sulle mure opposte in modo voluto, preparato, dolce e controllato dall'equipaggio. La "strambata", invece, come preannunciato dal prefisso "stra" è una virata involontaria, incontrollata, con la vela che prende vento dalla parte sbagliata ed il boma che passa violentemente da un lato all'altro della barca, in modo incontrollato, spesso urtando sul sartiame, provocando pericolose sollecitazioni all'alberatura e costituendo anche situazione di pericolo per l'equipaggio. 

L'uso continuato del termine errato su giornali e media sta di fatto, incredibilmente, sostituendolo a quello corretto. Forse detto alla TV "strambare" può sembrare di maggiore effetto, ma resta sempre errato, chiunque lo utilizzi. E cosa dire, in analoghi ambienti, del frequente utilizzo del termine "imbarcazione" riferendosi a navi da crociera o grandi unità portacontenitori, quando "imbarcazione" identifica, nella nostra lingua e terminologia marinaresca, le unità con scafo di lunghezza compresa tra i 10 e i 24 metri, mentre le navi sono unità di lunghezza superiore ai 24 metri, come sicuramente sono sia le navi da crociera sia le portacontainer. 

Per una nazione affacciata, compenetrata con il mare come la nostra, con oltre 7.500 chilometri di costa, è quindi sacrosanto invocare la creazione di un ministero del Mare, ma altrettanto necessario aumentare la cultura del mare, che sembra in generale deboluccia e raffazzonata, anche a partire dal corretto utilizzo della bandiera nazionale e dei termini marinareschi, specie da parte di chi ha l'onore e l'onere di parlare e comunicare sui media. Il Diavolo è nei dettagli, e in questo caso, curiosamente...veste Prada.
 

Tag: cultura - nautica