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29 marzo 2024, Aggiornato alle 12,33
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Traffico container, cresce nel Med ma cala in Italia. Lo studio Fedespedi

Pubblicato il 14° quadrimestrale Economic Outlook


Per capire i motivi del calo di movimentazione dei porti italiani, bisogna prima di tutto avere una visione complessiva delle dinamiche globali del mercato. Le politiche protezionistiche e daziarie di Trump, la flessione della crescita cinese e il conseguente rallentamento delle economie dell'eurozona. E poi l'incognita Brexit e il rischio di un mancato accordo tra Ue e Regno Unito. Questi ed altri temi caldi sono infatti stati analizzati nel 14° quadrimestrale di informazione economica "Fedespedi - Economic Outlook", pubblicato dal Centro Studi Fedespedi. Lo studio contiene i dati di scenario (macroeconomici, import, export) relativi al II semestre 2018 e approfondimenti sul cargo aereo, sul traffico sulla rete autostradale e sulle tendenze in atto nello shipping internazionale.

Dallo studio emerge quanto grandi incertezze – a livello nazionale e internazionale – gravino sulla traiettoria a breve del ciclo economico italiano, spingendo imprese e consumatori a scelte prudenziali. L'esito sono una domanda interna debole e una flessione del saldo commerciale per il nostro Paese (del valore di 38,765 miliardi di euro nei primi 11 mesi del 2017 e ridottosi, nello stesso periodo del 2018, a 32,939 miliardi), che comunque rimane fortemente positivo.  Queste le questioni "aperte" che hanno ridotto la crescita degli scambi internazionali nel 2018 e che iniziano a pesare sull'export (-0,4% a novembre 2018) e import (-2,2% a novembre 2018) italiani:

- le politiche protezionistiche e daziarie di Trump (che fanno volare l'economia USA - PIL +3,5% - anche grazie ad ampie agevolazioni fiscali alle imprese) e le lunghe trattative commerciali tra USA e Cina;

- la flessione della crescita cinese – stimata sotto le attese anche nel 2019 (+6,5%) e nel 2020 (+6,2%) – anche come conseguenza della ridefinizione della politica economica del Paese (più propenso a dare maggiore attenzione alla domanda interna); 

- il conseguente rallentamento delle economie dell'eurozona nel 4° trimestre del 2018 e il calo della produzione industriale, soprattutto in Germania (-1,9% a novembre e -0,4 a dicembre) e Italia (-1,9% a novembre e -0,8% a dicembre), che sembrano segnare un momento di rottura rispetto al buon andamento dei 3 anni precedenti;

- l'incognita Brexit e il rischio di un mancato accordo tra Ue e Regno Unito: non va dimenticato il fatto che il Regno Unito è il 5° partner commerciale dell'Italia, vale il 5,5% dell'export nazionale ed è tra i Paesi con i quali abbiamo il saldo commerciale positivo più alto (export: 21,208 miliardi di euro; import: 9,906 miliardi di euro), insieme a Stati Uniti, Francia e Svizzera;

- la decisione di mantenere o imporre nuovi embarghi in risposta a tensioni politiche (ad esempio, il perdurare delle sanzioni verso la Russia e le nuove sanzioni verso l'Iran).

L'export italiano
Nonostante queste grandi incertezze, l'export italiano continua a crescere (+3,8% nei primi 11 mesi del 2018, in calo rispetto al +7,4% del 2017 e appena sotto l'export mondiale, che fa segnare +4% nel 2018, anch'esso in calo rispetto al +5,3% del 2017). I risultati migliori sono verso l'Africa (+8,2%) e l'Asia Centrale (+17,4%), oltre che verso l'UE a 28 (+5,3%, nostro tradizionale bacino di destinazione). Per quanto riguarda il saldo commerciale, i Paesi con cui abbiamo maggior deficit rimangono Cina, Paesi Bassi, Germania e Belgio.

I porti italiani
Dopo la necessaria premessa, possiamo esaminare la tendenza nei porti della penisola. Gli scali italiani nel 2018 hanno movimentato 10,284 milioni di teu, in diminuzione del 2,4% rispetto al 2017: ottimi i risultati di Trieste (+17,7%), Napoli (+13%) e Venezia (+3,4%), ma continua la crisi dei porti di transhipment, con le pesanti flessioni di Gioia Tauro (-5,9%) e Cagliari (-53,2%) e Genova, dopo la tragedia del ponte Morandi, limita le perdite ad un modesto -0,5%. Il dato preoccupa particolarmente perché in controtendenza rispetto a quanto si registra nel resto del Mediterraneo, con i porti NON italiani che hanno movimentato complessivamente 27,6 milioni di Teu, con un aumento dell'8,8% sul 2017, oltre al consueto andamento positivo dei porti del Nothern Range, che hanno aumentato i loro traffici del +3,3%, con 44,3 milioni di Teu movimentati.
Tra i porti maggiori, in forte crescita Pireo (+19,4%) e Barcellona (+15,1%). Buoni anche i risultati di Tangeri Med (+4,8%), Valencia (+5,5%) e, in ripresa dopo il calo del 2017, Algeciras (+9,6%). Ottime le performance di Anversa (+6,2%) e Rotterdam (5,7%). In crescita anche il porto di Zeebrugge (+5%), le cui attività container sono destinate ad espandersi rapidamente con l'ingresso di COSCO Shipping Ports. Calano, invece, i porti tedeschi: Amburgo (-1%) e Brema (-0,6%).

Le altre tendenze in atto nel settore delle spedizioni: 
- sostanzialmente invariato il traffico cargo aereo in Italia nel 2018 (-0,5% sul 2017) dopo le crescite record degli ultimi anni; la stessa tendenza si riscontra a livello globale con il 2018 che si chiude con un +3,5%, contro il +9,7% del 2017. Le cause sono da individuare, secondo IATA nella fine del ciclo di ricostituzione degli stock di magazzino e nella generale debolezza degli scambi internazionali;

- la crescita (+2,6%) del traffico di veicoli pesanti sulla rete autostradale italiana nei primi 11 mesi del 2018: superati i 19 milioni di veicoli/Km, a conferma di una certa vivacità dell'economia nazionale, nonostante i segnali di difficoltà.


L'analisi
"Il rallentamento dell'export italiano in risposta ad una flessione dell'economia e degli scambi internazionali, dovuta alle dinamiche politiche ed economiche in atto, è un dato che dobbiamo cogliere come un'opportunità – ha detto il presidente di Fedespedi, Silvia Moretto –. Come sappiamo, le aziende italiane sono fortemente orientate all'export, data la debolezza del mercato interno. Dunque, tanto più in questo momento di incertezza e di crescente complessità dello scenario del commercio internazionale, la professionalità dello spedizioniere internazionale, partner strategico delle imprese che decidono di internazionalizzare la propria attività, può fare la differenza e può rappresentare la leva di crescita per la manifattura, soprattutto se si parla di MPMI.

Preoccupa di più, invece, il dato sulla flessione del traffico dei porti italiani (-2,4%) in controtendenza rispetto al +8,8% degli altri porti del Mediterraneo e alla continua crescita di quelli del Nord Europa. La perdita di competitività è un grave fattore di rischio per l'Italia – ha concluso Moretto – e questo ritardo va recuperato con un gioco di squadra tra pubblico e privato per il miglioramento dell'efficienza dei sistemi di controllo delle merci in entrata/uscita, per migliorare il servizio reso alle imprese importatrici ed esportatrici".