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26 luglio 2024, Aggiornato alle 19,41
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Shipping e ambiente, fondi privati coprono un terzo del necessario

Dal 2017 gli investimenti sono passati da 2,7 a 1,6 miliardi di dollari. Ma secondo l'ultima ricerca dell'International Chamber of Shipping ce ne vorrebbero il triplo


Un massiccio aumento dei finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo è essenziale per raggiungere le zero emissioni di anidride carbonica entro il 2050. Il problema è che al momento quelli messi in campo da parte dei privati sono all'incirca un terzo di quelli necessari. Lo afferma l'ultimo rapporto dell'International Chamber of Shipping, realizzato insieme a Ricardo, società di consulenza ingegneristica e ambientale. Tre decenni che richiederanno sforzi notevoli, cambiamenti tecnologici di vasta portata che per lo shipping significano propulsioni del tutto nuove e combustibili sperimentali allo stato attuale.

Il rapporto di ICS e Ricardo è chiaro, per raggiungere questi obiettivi gli investimenti in ricerca e sviluppo dovranno essere molti di più di quelli stanziati attualmente. Negli ultimi anni la spesa è addirittura scesa, se si guarda agli ultimi dati dell'Agenzia Internazionale dell'Energia, che rilevano come la spesa dei privati in campo marittimo è scesa dai 2,7 miliardi del 2017 agli 1,6 miliardi di dollari del 2019. Siamo lontani dai livelli richiesti. Secondo Ricardo ci vorrebbero almeno 4,4 miliardi.

Lanciato prima della COP26 e degli incontri cruciali presso l'Organizzazione marittima internazionale, il rapporto fornisce un modello per i governi e l'industria per indirizzare i loro investimenti nell'innovazione. Ricardo ha identificato un elenco di oltre 260 esempi di progetti di ricerca e sviluppo necessari per superare le principali sfide tecniche e sistemiche e accelerare la transizione verso le emissioni zero di carbonio nel trasporto marittimo. Per finanziare questi progetti sarebbe necessario un costo stimato di 4,4 miliardi di dollari.

Delle centinaia di progetti analizzati, circa venti riguardano lo sviluppo di idrogeno, ammoniaca ed elettricità come combustibile dei mercantili. Potrebbero funzionare come modelli per altri progetti di ricerca e sviluppo da commissionare in futuro. Sono stati classificati come ad "alta priorità" e offrono la più ampia copertura di carburante a zero emissioni di CO2. La maggior parte di questi progetti impiegheranno da uno a sei anni per raggiungere la commercializzazione.

Guy Platten, segretario generale dell'International Chamber of Shipping, spiega come l'associazione, che rappresenta una buona fetta dell'armamento mondiale, chiede da tempo un fondo da almeno 5 miliardi di dollari, «creato esclusivamente dai contribuenti dell'industria dello shipping. Questo rapporto chiarisce quanto sia essenziale questo fondo per far avanzare equamente le tecnologie e i combustibili alternativi necessari al ritmo e alla scala richiesti per decarbonizzare l'industria navale globale». Il fondo da 5 miliardi proposto potrebbe essere votato alla prossima assemblea dell'International Marittime Organization (IMO) che seguirà la COP26.

«Ci sono un gran numero di progetti necessari per realizzare navi a emissioni zero su larga scala, e oltre gli attuali progetti pilota in cantiere», spiega Colin McNaught, direttore Strategic Growth & Development di Ricardo Energy & Environment. «Saranno necessari investimenti significativi e a lungo termine ad alto rischio per innescare un cambiamento di passo e far avanzare i livelli tecnologici».

Platten ha conclusoo: «Abbiamo fatto i compiti e ora non ci sono scuse. Spetta ai governi che si riuniscono alla COP26 e all'IMO mostrare la leadership necessaria per garantire che possa esserci un drastico aumento negli investimenti in ricerca e sviluppo, tali a garantire il raggiungimento degli obiettivi climatici».

Tag: ambiente