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26 luglio 2024, Aggiornato alle 19,41
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Politiche marittime

Riforme e infrastrutture. Per i porti un piano da 9 miliardi

Tra PNRR e PNC gli investimenti sono senza precedenti: cold ironing, dragaggi, dogane digitali, ZES, ferrovie. 47 porti coinvolti. Il governo fa il punto

A Mediterranean Harbour at sunset, Claude-Joseph Vernet (1714-1789) (Pedro Ribeiro Simões/Flickr)

Eravamo rimasti, ad aprile 2021, a quasi 4 miliardi di euro. Oggi, con i vari correttivi, i decreti economici e i profondi cambiamenti geopolitici in corso, gli investimenti previsti per lo sviluppo della portualità italiana dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), dal Piano Nazionale Complementare (PNC) e dalle risorse nazionali hanno raggiunto i 9,2 miliardi. Cifre mai viste prima, che ancora devono essere spese e lo dovranno essere nel giro di pochi anni (quelle del PNRR, legato alle risorse europee, entro il 2026). Ma la progettualità messa in moto, almeno questa, resta senza precedenti.

L'ultimo rapporto del ministero delle Infrastrutture mette nero su bianco le cose da fare. Si chiama rapporto "Investimenti e Riforme del PNRR per la Portualità", è stato pubblicato stamattina, discusso durante un seminario online al quale ha partecipato, tra gli altri, il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini.

Ad essere coinvolte sono praticamente tutti i porti italiani, ovviamente in misura proporzionale al loro ruolo strategico. 47 porti, 14 regioni e 16 autorità di sistema portuale. Il 46,9 per cento degli investimenti va ai porti del Mezzogiorno, il 37,7 per cento a quelli del Nord e il restante 15,4 per cento a quelli del Centro Italia. A livello regionale, i porti della Liguria e della Sicilia sono i principali beneficiari: alla Liguria sono stati assegnati circa 2,7 miliardi, di cui 600 milioni per la nuova diga foranea di Genova; alla Sicilia circa 1,1 miliardi. Gli investimenti sono accompagnati da numerose riforme riguardanti l'organizzazione delle attività portuali, la semplificazione e la digitalizzazione delle operazioni logistiche. L'auspicio di Giovannini è che «pianificazione strategica, investimenti infrastrutturali e riforme siano realizzati anche nel prossimo futuro con una logica sistemica e di piena integrazione degli interventi sui porti con quelli che riguardano le altre infrastrutture del Paese e il sistema logistico complessivo. Con le ulteriori risorse della programmazione europea e nazionale si dovrà continuare a investire nello sviluppo delle zone portuali e retroportuali, soprattutto nel Mezzogiorno, per renderle sempre di più aree di produzione, e non solo di transito delle merci e dei passeggeri, come dimostra l'esperienza dei grandi porti europei.

In particolare, per quanto riguarda il PNC, sono stati finanziati interventi per 2,8 miliardi di euro, suddivisi in diversi ambiti:
• 1,47 miliardi (circa il 52 per cento delle risorse del PNC) sono destinati allo sviluppo dell'accessibilità marittima, la resilienza delle infrastrutture portuali e ai cambiamenti climatici, per cui sono previsti 22 interventi in 14 porti;
• 675,6 milioni (24%) all'elettrificazione delle banchine (cold ironing) con 44 interventi in 34 porti;
• 390 milioni (13,8%) riguardano sette investimenti in cinque porti per aumentare la capacità portuale attraverso opere di dragaggio, nuovi moli e piattaforme;
• 250 milioni sono destinati allo sviluppo delle aree retroportuali (ultimo/penultimo miglio ferroviario e stradale);
• 50 milioni all'efficienza energetica;
• 630 milioni sono per le le infrastrutture delle Zone economiche speciali (301 milioni di euro sono direttamente assegnati al governo delle ZES attraverso i commissari nominati): 71 interventi, di cui 33 per progetti di ultimo miglio portuale e nelle aree industriale connesse; 
• 30 milioni per la logistica e l'urbanizzazione;
• 8 milioni per l'aumento della resilienza dei porti al cambiamento climatico.

Nel rapporto del ministero delle Infrastrutture vengono anche descritte le numerose riforme, alcune delle quali previste dal PNRR, attuate o avviate nell'ultimo biennio: da quella per la semplificazione della pianificazione portuale a quella per la ridefinizione dei processi per l'aggiudicazione delle concessioni portuali, dalla normativa per l'efficientamento energetico dei porti e gli interventi di cold ironing, con l'attribuzione ai porti della qualifica di "comunità energetiche", alla riorganizzazione dello sviluppo della Piattaforma Logistica Nazionale per la rete dei porti e degli interporti. Inoltre, vengono ricordati gli altri interventi normativi e regolamentari approvati recentemente:
• la modifica del codice civile relativa al contratto di spedizione (archiviando le regole che risalivano al 1942);
• il varo dello "Sportello Unico Doganale e dei Controlli" (Sudoco), che attribuisce all'Agenzia delle Dogane il coordinamento dei 133 procedimenti amministrativi di controllo sulla merce in ambito portuale, precedentemente in capo a 13 diverse pubbliche amministrazioni;
• la creazione dello Sportello Unico Amministrativo (Sua), previsto in tutte le autorità di sistema portuale, che semplifica notevolmente lo svolgimento delle pratiche amministrative;
• la definizione della National Maritime Single Window quale interfaccia unica nazionale per l'invio delle formalità di dichiarazione delle navi in arrivo e in partenza dai porti italiani, funzione delegata alle Capitanerie di porto;
• infine, la pianificazione relativa allo spazio marittimo, il cui documento di riferimento è in consultazione pubblica fino al 30 ottobre sul sito del ministero delle Infrastrutture.

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