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19 aprile 2024, Aggiornato alle 18,53
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Logistica

Riforma dei porti, cosa cambia

Punto per punto, la bozza che il ministro Lupi ha consegnato a Camera e Senato. Distretti al posto delle authorities, consigli direttivi al posto dei comitati portuali, commissioni consultive per rappresentare i privati e autonomia finanziaria senza tetto


Otto "Autorità logistiche" divise per zona geografica, un presidente-manager che promuove le attività del porto, un consiglio direttivo per le istituzioni, una commissione consultiva per i privati e un'autonomia finanziaria senza tetto. Sono questi gli ingredienti che il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha consegnato la settimana scorsa alle commissioni Trasporti di Camera e Senato. E' la bozza di riforma dei porti italiani, una proposta che, se diventerà legge, costituirà una vera svolta per la portualità italiana da vent'anni a questa parte, da quando nel 1994, con la legge 84, vennero istituiti i porti moderni.
 
Autorità/distretto logistico
La base della bozza presentata da Lupi è costituita da «un'autorità portuale e logistica di interesse strategico nei seguenti distretti: Alto Tirreno, Medio Tirreno, Basso Tirreno, Alto Adriatico, Medio Adriatico, Basso Adriatico-Ionio, Sicilia, Sardegna, che comprendono i nodi europei della rete Ten-T». Otto in tutto, che vanno ad accorpare le 23 authorities attuali. Per il Basso Tirreno, per esempio, si ipotizza un distretto che mette insieme Napoli, Castellammare di Stabia, Salerno e Gioia Tauro. Un'organizzazione che dovrebbe permettere una maggior fluidità con la logistica europea, dando alle reti Ten-T riferimenti più precisi. Ovviamente, cessano «gli organi delle autorità portuali accorpate e le altre sono trasferite alle Regioni». Questi otto distretti amministreranno il demanio marittimo e potranno avviare, come le attuali autorità portuali, «sistemi di sportelli unici» per lo sdoganamento delle merci. Autorità portuali più autonome, più "aziendali", che potranno anche acquisire partecipazioni «in società operanti anche all'estero nei settori di pertinenza».
Questi distretti saranno scelti sulla base di cinque criteri: appartenenza alle Ten-T, dimensioni del porto, tipologia e qualità di traffico, ubicazione e ruolo nei traffici internazionali.
 
Il presidente
Cambiando le authorities, cambiano anche i loro dirigenti. Dalla bozza emerge che il processo di nomina del presidente è più semplice, prevedendo un «decreto del ministro delle Infrastrutture d'intesa con i presidenti delle Regioni interessate» .Pare quindi che per l'indicazione non verranno coinvolte Camera di Commercio locale e Provincia. Il presidente avrà un ruolo maggiormente "presidenziale", dovrà promuovere attivamente lo scalo, farsi pubblicità, avviare partnership pubbliche e private.
 
Comitato portuale
Diventa "consiglio direttivo", una specie di consiglio istituzionale al cui interno troveranno posto soltanto le singole rappresentanze istituzionali per: Trasporti, Capitanerie, interporti e un componente per ciascuna Regione interessata dal distretto logistico. Il consiglio direttivo avrà tutte le funzioni del vecchio comitato portuale: adotta il piano integrato logistico e il piano regolatore, approva il bilancio, infine delibera su autorizzazioni e concessioni. Sembra un cda, ma senza privati.
 
Commissione consultiva 
Qui saranno rappresentati i lavoratori delle imprese portuali (almeno sei delegati) e un membro per ciascuna categoria: armatori, Industriali, spedizionieri, agenti marittimi, autotrasportatori e ferrovie. Sarebbe un cda, ma senza poteri di delibera.
 
Autonomia finanziaria
Resta all'1% il gettito che le autorità-distretto potranno trattenere, ma non ci sarà più alcun tetto massimo, attualmente a 90 milioni di euro annui.
 
(fonte testo bozza: Sole24Ore