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24 aprile 2025, Aggiornato alle 16,32
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Infrastrutture

Porto di Napoli, la prima volta del Movimento 5 Stelle

Incontro istruttorio alla stazione marittima con Di Maio e Cioffi. Gli operatori stanno preparando un elenco dei problemi da affrontare. M5S si impegna a mettere pressione al ministro Lupi


di Paolo Bosso 
 
Un elenco degli annosi problemi che affliggono il porto di Napoli attraverso il quale mettere pressione al ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, affinché il processo di nomina del presidente dell'Autorità portuale possa riprendere. La proposta arriva dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (foto a destra) che, insieme al capogruppo M5S della Commissione Trasporti del Senato Andrea Cioffi (al centro), ha incontrato venerdì scorso gli operatori dello scalo campano. 
Si è trattato del primo faccia a faccia, tenutosi alla stazione marittima, tra il Movimento e la realtà portuale napoletana. «Siamo qui per ascoltare» ha detto Di Maio. E così è stato: da un lato i terminalisti, gli spedizionieri e gli agenti marittimi, circa una decina di imprenditori. Dall'altro Di Maio e Cioffi che hanno assistito al racconto (per loro in parte nuovo) della realtà del porto di Napoli, con i suoi problemi strutturali e la sua totale assenza di programmazione. Il sistema dei debiti sulle concessioni, il conflitto tra gli enti di controllo, l'ingolfata e isolata amministrazione portuale, i lavori ventennali per la darsena di Levante. 
Saranno queste le questioni che il Movimento 5 Stelle ha promesso alla platea della stazione marittima di impugnare in Parlamento nelle prossime settimane. Il tutto in un contesto più ampio, quello della riforma nazionale dei porti, della nomina del presidente del porto di Napoli, ferma da più di un anno. Tanta carne al fuoco, con la garanzia da parte di Di Maio e Cioffi che non si è trattato di un incontro pre-elettorale in vista del 25 maggio (c'erano i candidati locali che volevano essere presentati, ma Di Maio non ha voluto saperne).
 
Le difficoltà del porto
Umberto Masucci (foto a sinistra), presidente del Propeller Club nazionale, ha spinto sul suo cavallo di battaglia, una riforma portuale che permetta di nominare disgiuntamente direttore generale e presidente del porto, affinché in assenza dell'uno ci sia una continuità amministrativa e politica dell'altro. Andrea Mastellone, presidente Assoagenti Napoli, ha invocato la necessità di un ritorno alla "quotidianità" fatta di concessioni pagate e di traffico ai livelli di qualche anno fa. Domenico De Crescenzo, presidente  del Consiglio territoriale degli spedizionieri di Campania e Calabria, ha sottolineato la mancanza di coordinamento tra istituzioni e tra enti di controllo, conflitti che rallentano terribilmente i tempi di rilascio della merce. «Un buon presidente è sostanzialmente un buon amministratore di condominio, niente di più» sintetizza De Crescenzo. Roberto Bucci, imprenditore del terminal Flavio Gioia, ha chiuso gli interventi: «Entro quest'anno dobbiamo conformarci all'Ue su alcuni controlli doganali. Se non lo facciamo, rischiamo di vedere dichiarato il porto non idoneo a ricevere merce frigorifera». 
Poi c'è il waterfront, l'autonomia finanziaria, l'ipotesi di un ritorno della Marinella in mano all'Autorità portuale, l'amministrazione del porto napoletano affollata di dirigenti («noi ne abbiamo 90, Salerno 25» è stata la cifra sparata in platea). Così ci vuole davvero poco per allargare il discorso, confonderlo, catechizzarlo, farlo diventare questione regionale, nazionale, e il passo dalla razionalità alla confusione delle proposte è davvero breve.
«Datemi una lista, apriamo un canale, così da emendare in Parlamento un testo di riforma della legge portuale in tempi brevi» è la proposta di Di Maio. Gli operatori del porto di Napoli la stanno preparando, e contano di consegnarla al vicepresidente della Camera entro questa settimana.