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23 aprile 2025, Aggiornato alle 12,58
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Infrastrutture

Porti adriatici: quale futuro per il Napa?

Sul ruolo dell'associazione che mette insieme quattro scali dell'area, le diverse posizioni del presidente dell'Ap di Venezia, Paolo Costa, e del governatore friulano, Debora Serracchiani


Scatena polemiche a non finire il dibattito sul ruolo (e sul futuro) dell'associazione Napa, che mette insieme i porti di Venezia, Trieste, Capodistria e Fiume. L'ultima è nata tra il presidente dell'Autorità portuale di Venezia, Paolo Costa, e il governatore del Friuli-Venezia Giulia, Debora Serracchiani, durante la tavola rotonda "Un grande porto dell'Alto Adriatico?" che si è tenuta a Trieste. Per la Serracchiani "la Napa ha un senso solo se è in grado di intercettare nuovo traffico, va considerata il mezzo e non il fine, il suo compito non deve essere quello di redistribuire il traffico che esiste tra i vari soci". Il governatore friulano ritiene inoltre che la Napa debba andare "a battere il pugno a Bruxelles sul regolamento dei servizi e a dire che i porti dell'Alto Adriatico hanno sistemi differenti, l'Europa - ha aggiunto - ci tratta come se fossimo delle imprese". Costa ha precisato invece che "la Napa è un'associazione volontaria di parti, che vista da fuori ha tutta la forza e la capacità strategica che serve, guai perderla, ma non è la carta che risolve tutto".  Nel complesso, scrive il Secolo XIX, i quattro porti associati raggiungono circa 120 milioni di tonnellate movimentate, dimensione che si avvicina al dato di Amburgo, 130 milioni, ma come ha sottolineato il presidente dell'Authority di Venezia, "dobbiamo essere capaci di differenziarci per essere competitivi muovendoci alla radice dei corridoi europei" e puntando, secondo Costa, su tre elementi: "Accessibilità nautica, grande spazio a terra e collegamenti ferroviari capaci di arrivare nel cuore del porto".