|
adsp napoli 1
02 maggio 2024, Aggiornato alle 17,44
forges1

Informazioni MarittimeInformazioni Marittime

unitraco2
Infrastrutture

Perché l'8 novembre i porti si fermano

I motivi sono due: il mancato accordo sugli straordinari e la natura delle Authority. Fernicola (Filt-Cgil): "A rischio il futuro delle compagnie portuali"


di Paolo Bosso 
 
L'8 novembre i porti italiani si fermeranno, o almeno lo faranno quelli che aderiranno allo sciopero proclamato dai sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti. Alla base dello stop il mancato accordo sul Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, una trattativa che va avanti ormai da dieci mesi.
Quali sono i motivi che hanno spinto alla protesta? «Fondamentalmente sono due: gli accordi sugli straordinari e la natura delle Autorità portuali» spiega Emanuele Fernicola, responsabile trasporti marittimi della Filt-Cgil Campania. Sul primo punto, i sindacati hanno risposto no alle aziende che chiedono la modifica della quota di flessibilità sulle ore di straordinario annuali, un intervento che andrebbe a toccare il tetto delle 250 ore. «Se accettassimo, sparirebbe il ruolo delle compagnie portuali quali fornitori di lavoro temporaneo». Il secondo punto è più complesso, riguarda la natura ibrida dell'Autorità portuale, ente pubblico economico sottoposto al regime di impiego di diritto privato. Nel 2009, con la "Legge di contabilità e finanza pubblica" n. 196, un elenco Istat inseriva le Autorità portuali quale ente pubblico, includendola nella Finanziaria 2010 che bloccava gli stipendi dei dipendenti fino al 2014. Fu la prima "vittoria" del ministero del Tesoro (Sviluppo Economico) in un braccio di ferro istituzionale con quello dei Trasporti. Quest'ultimo ha sempre difeso la natura privata degli impiegati delle Authority, il secondo, seguendo il principio del "fare cassa", cerca continuamente con circolari ministeriali, finanziarie e pacchetti normativi di inserirli in quella che oggi si chiama spending review. Se il ministero del Tesoro riuscisse a "statalizzare" gli impiegati dell'ente portuale, «andremmo incontro a una trasformazione radicale: la fine del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i porti, che si vedrebbero applicare quello per gli enti pubblici, con una conseguenza gravissima: dovendo assumere personale in esubero, ci si potrebbe trovare nella singolare condizione di far progettare una nuova darsena da un funzionario proveniente, per esempio, da un ospedale, un paradosso». La verità, secondo Fernicola, è che queste questioni andrebbero affrontate in una sede più adatta. «Un ministero del mare, o un sottosegretariato ai Trasporti con delega ai porti, insomma un qualunque ufficio preposto alle attività marittime, che al momento nel governo non c'è. Lupi (Maurizio, ministro dei Trasporti ndr) ancora non ha dato alcuna delega ai suoi sottosegretari».