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20 marzo 2025, Aggiornato alle 15,40
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Infrastrutture

Mastellone, infrastrutture e analisi dei costi per acquisire traffici

Il presidente Assoagenti Napoli interviene nel dibattito sul porto. «Napoli porto di prima grandezza, ma deve superare numerosi ostacoli. Uniti ce la faremo»


Ci scrive il presidente degli agenti marittimi di Napoli, Andrea Mastellone, inserendosi nel dibattito dei giorni scorsi che ha preso spunto da riflessioni del prof. Ennio Cascetta e dal seguito del segretario generale Cisl Campania Lina Lucci sul futuro del porto di Napoli.

«Ambedue -inizia il commento Mastellone- sono proiettati verso la dimensione futura del porto. Il primo  lo vede relegato irrimediabilmente al rango di scalo regionale; l'altro vede il porto ideale, a completamento del Piano regolatore del porto (Prp), con tutte le opere realizzate ed il grande  terminal di levante pienamente operativo con la logistica dei petroli delocalizzata all'esterno della diga foranea. La prima ipotesi deve essere combattuta aspramente. Diventare porto regionale significa perdere la movimentazione di almeno 100/150000 teus con effetti disastrosi sulla terminalistica portuale e sull'indotto (autotrasportatori spedizionieri agenti marittimi etc ). Questi traffici verrebbero dirottati su altri scali regionali del Mezzogiorno d'Italia anche al di fuori della Campania, aggravando le sorti del meridione che con l'accentuarsi del fenomeno della regionalizzazione dei porti è destinato ad essere servito non più dalle grandi navi madre ma solo dai feeders, con evidenti aggravi di costi per la nostra già tartassata e martoriata economia. Il maggior costo del trasporto marittimo effettuato a mezzo feeder rispetto alla nave madre logicamente comporta un rincaro del costo delle merci.

L'intera comunità portuale ovviamente auspica che il Prp possa finalmente decollare e passare alla fase esecutiva nel suo complesso che purtroppo però prevede il suo completamento intorno al 2030.
Questo è quindi il grande problema che bisogna affrontare ora: gestire  l'emergenza cercando di non perdere i traffici ed in parallelo procedere con l'attuazione del Prp. L'emergenza si gestisce lottando contro lo scivolamento verso la status di porto regionale adattando le attuali strutture disponibili alle esigenze dei traffici commerciali ma sopratutto alle esigenze dei traffici contenitori che rappresentano il prodotto a più alto valore aggiunto nell'ambito della logistica portuale.
Oggi un porto che è in grado di ospitare grandi navi contenitori da 9000 teu non può essere relegato allo status di scalo regionale. Pertanto, l'impegno che devono assumere i vertici dell'Autorità portuale e l'intero Comitato è di garantire l'accesso e l'operatività a questo tipo di navi. Ormai i grossi traffici contenitori dall'Oriente all'Europa viaggiano con navi di tale portata ed i porti che sono in grado di ospitare questo tonnellaggio sono in posizione privilegiata nei confronti dei concorrenti.
Questo è possibile a Napoli anche con le attuali strutture. Fornendo agli armatori queste garanzie il porto potrà combattere meglio la fuga dei traffici verso altri scali e confermare il suo ruolo di porto principale del Mezzogiorno d'Italia.
Inoltre non va dimenticato che nel raggio di 250 km da Napoli vivono oltre 20 milioni di consumatori: un formidabile bacino commerciale che ha bisogno di essere servito da un grande porto in grado di ospitare le grandi navi in servizio sulle rotte internazionali. Se l'intera comunità sarà unita su questo obiettivo e se riusciremo, attraverso una analisi di tutti costi, a ridare un elevato tasso di competitività all'intero sistema portuale potremo finalmente dire che il declino si è arrestato ed è partita una nuova fase di sviluppo.

Cordiali saluti,

Andrea Mastellone, presidente Assoagenti Napoli».