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25 aprile 2024, Aggiornato alle 19,07
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Politiche marittime

Marittimi, +3% in busta paga dal 2022

Sindacati dei trasportatori e dei datori di lavoro raggiungono un importante accordo, che si attendeva da marzo 2020. Aumenti su stipendi e indennità anche nel 2023

Foto di gruppo di una parte dei sindacati che hanno negoziato gli accordi sugli aumenti salariali dei marittimi (itfglobal.or)

a cura di Paolo Bosso

L'International Transport Workers' Federation (ITF), il sindacato internazionale dei trasportatori, e il Joint Negotiating Group (JNG), il sindacato dei datori di lavoro dei marittimi, hanno stabilito un importante accordo sull'aumento dei salari dei lavoratori del mare. Inizialmente prevista a marzo 2020 – ma rinviata per via della pandemia – la negoziazione si è svolta i primi di settembre a Londra.

Gli scatti stabiliti, validi per i marittimi di tutto il mondo, imbarcati in navi battenti bandiera comunitaria, extracomunicaria o di comodo, sono riassumibili in tre punti: 

• un aumento su stipendi e indennità del 3 per cento dal primo gennaio 2022;
• un aumento su stipendi e indennità dell'1,5 per cento dal primo gennaio 2023;
• un aumento dell'ITF Welfare Fund del 20 per cento  per contribuire all'International Bargaining Forum Seafarers Support Fund.

Aumenti che, secondo il presidente della JNG, Toshihito Inoue, daranno vantaggi anche ai datori di lavoro, permettendogli «di superare meglio la volatilità della domanda che si verifica in vari trasporti marittimi». Per maggiori dettagli sulle trattative tenutesi i primi di settembre - che hanno riguardato tutti i lavoratori del trasporto, non solo i marittimi - rimandiamo a questa pagina.

Le trattative sono state particolarmente impegnative, riferiscono le parti, a causa delle variazioni di profitto del settore, nonché dei maggiori costi operativi dovuti alla pandemia. «Entrambe le parti – si legge in un comunicato congiunto - hanno riconosciuto la necessità di riconoscere i sacrifici che i marittimi hanno fatto durante la pandemia, continuando a mantenere il commercio globale in movimento pur non potendo tornare a casa dopo la scadenza dei loro contratti e senza ricevere aumenti salariali nel 2021».

In particolare nel corso del 2020, ma anche nel corso di quest'anno, i marittimi sono stati una delle categorie lavorative più colpite dalle conseguenze delle restrizioni alla mobilità. I cambi di equipaggio sono diventati molto complicati da ultimare, spesso i marittimi non possono tornare a casa o raggiungere la nave per iniziare il turno a causa delle restrizioni dei Paesi di provenienza o destinazione. Sono arrivati ad essere coinvolti da questi blocchi fino a 400 mila persone. In alcuni casi è stato impossibile per molti di loro raggiungere finanche gli ospedali.

David Heindel, portavoce dell'ITF, spiega che «dal rischio iniziale della pandemia alla negazione delle cure mediche di emergenza da parte degli Stati di approdo, fino allo scandalo globale della crisi del cambio di equipaggio: negli ultimi 18 mesi i marittimi hanno dimostrato professionalità e impegno eccezionali. Pertanto, siamo orgogliosi di essere riusciti a fornire aumenti al reddito dei marittimi. Viene riconosciuto il loro sacrificio quotidiano per mantenere in movimento le catene di approvvigionamento, consegnando i beni fondamentali per la nostra ripresa a miliardi di consumatori e aziende». «Le acque difficili e tempestose di questa pandemia ci hanno avvicinato all'equipaggio. Vediamo i sacrifici che hanno fatto e abbiamo cercato di riconoscere i loro sforzi», commenta il portavoce del JNG, Belal Ahmed.

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