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29 marzo 2024, Aggiornato alle 14,44
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Cultura

Liberty, le navi cargo in tempo di guerra

La storia delle famose unità da trasporto americane, utilizzate da molti paesi anche dopo il secondo conflitto mondiale


di Claudio FranconiDL News

La nascita delle navi da trasporto classe "Liberty" fu dettata dalle esigenze scaturite dalle vicende della seconda guerra mondiale: l'enorme necessità di rifornimento e di trasporto di materiali tra gli Stati Uniti e l'Europa imponeva una soluzione rapida, razionale e standardizzata, che potesse contrapporsi efficacemente alle già esorbitanti perdite di naviglio mercantile subito dagli alleati ad opera, soprattutto, dei sommergibili dei paesi dell'Asse. Si svilupparono così vari progetti che si possono riassumere in un progetto Inglese, sviluppato e costruito in Canada (Liberty Canadese) ed il Liberty Americano, sviluppato dal modello Inglese e costruito negli Usa. Lo scafo e le dimensioni erano uguali: 7.150 tonnellate di stazza lorda e 10.500 di dislocamento.

Le differenze erano nelle disposizioni delle stive e delle sovrastrutture: mentre nel Liberty Americano queste ultime erano tutte concentrate nel cassero centrale, con tre stive avanti e due addietro, nel Liberty Canadese erano così divise: due stive a prua, cassero centrale con ponte di Comando ed alloggi personale di coperta, seguiva la stiva centrale, o N.3, quindi la tuga sovrastante il locale macchine con alloggi personale di macchina e la cucina, a seguire le due stive addietro. Differenza nella costruzione degli scafi era che mentre quelli Canadesi erano ancora chiodati, quelli Americani, per maggiore facilità e velocità di costruzione, erano saldati.

Vennero creati ex novo numerosi cantieri navali ed adottata la tecnica della prefabbricazione ed assemblaggio sfruttando la pratica della catena di montaggio, ma soprattutto, come detto, la sostituzione della " saldatura" a quella della "chiodatura". Ciò consentì agli USA di varare il primo Liberty (Tipo Americano) il 27 Settembre 1941 battezzato PatricK Henry dal nome dello statista della Virginia che nel 1775 pronunciò la frase "give me liberty or give me death" (datemi la libertà o datemi la morte). Per conquistare i favori dell'opinione pubblica e dei politici, quella data fu anche proclamata "Liberty Day" - la Giornata dei Liberty così come il nome del tipo di navi.

Per questa nave occorsero 350 giorni di lavoro.  Poi la tecnica si affinò e, dopo il 7 Dicembre 1941 (attacco giapponese a Pearl Harbor) assunse il carattere di una vera e propria gara col tempo. Il record fu battuto con la costruzione del Robert E. Peary: solo 4 giorni 15 ore e trenta minuti. In questi suddetti cantieri le navi venivano costruite su più scali, anche quattro e così avvenne che ne fossero consegnati anche due o tre al giorno! La potenza industriale Americana è stata veramente incredibile. Erano navi costruite in serie con previsione di essere affondate dai sommergibili tedeschi, ne hanno costruite quindi un gran numero: più ne avessero costruite e più sarebbero riuscite ad arrivare a destinazione con i loro carichi che per l'Europa erano di vitale importanza per la guerra contro l'Asse.

E così è stato: pensate che ne sono state costruite ben 3.063 unità! (2.710 Americani e 353 Canadesi), delle quali 301 furono affondate: l'anno peggiore fu il 1943 con ben 109 unità affondate. (Una curiosità sui nomi dati alle navi: i Liberty  "canadesi"  si distinguono per i tre prefissi che precedono i nomi; così abbiamo i Fort ....,gli Ocean .... ed i Park.... : mentre quelli Americani hanno tutti nomi di personaggi storici legati all'indipendenza degli Stati Uniti o comunque di Marinai della Marina Mercantile periti in guerra). Le restanti 2.762, a guerra conclusa, in parte furono messe in disarmo "in naftalina" pronte all'eventuale uso (ricordo di averle viste impacchettate a blocchi di 50 nei canali laterali ai porti principali), le rimanenti furono cedute nel 1946 a varie nazioni , tra cui l'Italia.

Infatti nel 1946, il Congresso degli Stati Uniti, con la promulgazione dello "Ship Sales Act" diede il via ad un'altra gigantesca operazione: la vendita ad altre nazioni di questo suo surplus di navi privilegiando le ex nazioni alleate. In Italia i vari armatori, comprese le società appartenenti a quella che poi diventerà la Finmare, avanzarono le loro richieste ed anzi, in questa occasione, piccoli armatori si coalizzarono confluendo in un'unica società per ottenerne l'assegnazione che il governo Italiano provvide a suddividere in proporzione al naviglio perduto e la disponibilità dei Liberty. E così, alla fine del 1946, anche l'Italia ottenne la cessione di 50 navi e, caso veramente insolito nelle cronache marinare italiane, avvenne che su una sola nave, il Sestriere si trovassero contemporaneamente presenti a bordo 50 comandanti e 50 direttori di macchina che si recavano negli Usa a prendere in consegna i 50 Liberties. Uno di questi era il Liberty Canadese Punta Amica.

Un particolare: i Liberties Americani erano deboli in chiglia nel punto della saldatura: alcuni infatti si erano spezzati in due durante mare avverso: dopo la guerra furono pertanto immessi in bacino e rinforzati in chiglia. Oggi esistono ancora due Liberty Ships Americane musealizzate  e perfettamente funzionanti (infatti ogni tanto escono in mare in occasione di ricorrenze): il John W. Brown a Baltimora ed il Jeremiah Ò Brien a San Francisco (cliccando su Google Liberty Ship seguito dal nome di uno dei due Liberties appena citati, troverete tutto ciò che li riguarda).
 

Tag: storia