|
adsp napoli 1
17 maggio 2024, Aggiornato alle 09,46
forges1

Informazioni MarittimeInformazioni Marittime

forges4
Logistica

La crisi in Libia fa bene ai noli?

Secondo Ennio Palmesino di Sea Tanker gli operatori che scelgono il greggio russo in alternativa a quello libico allungano i tempi di viaggio e il rapporto tonnellate/miglia. Risultato? Più richiesta di navi e noli in aumento - Paolo Bosso


Non tutti i mali vengono per nuocere si direbbe in questi casi. La crisi in Libia potrebbe avere ricadute positive sui noli delle petroliere dopo che il 2010 è stato caratterizzato da "time charter" negativi. Ad azzardare questa previsione Ennio Palmesino, presidente di Genoa Sea Tanker, a margine di un seminario organizzato dal Gruppo Giovani di Assagenti sul "time-charter negativo. 
«In effetti -spiega Palmesino - ci stiamo già accorgendo che, per alcune tipologie di navi, in determinati territori, i noli stanno già salendo. Per fare alcuni esempi - sottolinea Palmesino - vediamo una crescita dal Mar Nero e dal Baltico molto probabilmente perché gli operatori corrono a prendere greggio russo per sostituire quello che temono di non riuscire a prendere in Libia. Se diminuisce l'offerta di greggio da parte di un paese come la Libia, vicino ai mercati consumatori, occorre andare a trovare greggio in paesi più lontani - conclude Palmesino - il viaggio si allunga, il rapporto tonnellate/miglia aumenta e, di conseguenza, c'è maggior richiesta di navi e, quindi, i noli salgono».
Il 2010 è stato un anno di noli bassi, non certo felice per gli armatori. «È un segnale grave, che deve essere tenuto ben presente - ha proseguito Ennio Palmesino, relatore del seminario - visto che noi usciamo da una crisi molto seria iniziata nel 2008 e che, a tutto il 2010 non ha ancora mostrato segnali di ripresa. Il time-charter negativo vede alcuni armatori far muovere le loro navi per dimostrare che i noli vengono incassati, anche se, in questi casi si tratta di noli più bassi di quanto necessario per coprire i costi. Si può dimostrare, conti alla mano - ha concluso Palmesino - che per alcuni viaggi, in alcune situazioni, gli armatori hanno dovuto mettere i propri soldi pur di completare il viaggio».
 
Paolo Bosso