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07 maggio 2025, Aggiornato alle 17,21
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Dall'Euromed una spinta ai porti "manager"

Alla XVI Convention di Grimaldi a Palermo dibattito sul ruolo dei porti in Italia. Le difficoltà per le merci, una volta sbarcate, di andare sulla strada |   fotogalleria


Il tema principale della XVI Euromed Convention, l'appuntamento che ogni anno il gruppo armatoriale Grimaldi dedica alle autostrade del mare, è stato ambiente e sviluppo sostenibile. In svolgimento a Palermo, la convention sottolinea la necessità dei porti italiani di porsi come veri e propri centri di sviluppo della logistica, allargando i propri orizzonti oltre le banchine e verso i retroporti, i treni e i corridoi nordeuropei e baltici, trasformando, come ha sintetizzato l'Ad di Ram, Tommaso Affinita, amministratore delegato Ram, i Comitati portuali in "consigli di amministrazione".
«Il porto non è uno scalo terminale ma un nodo intermodale di una catena complessa» ha affermato il presidente dell'Autorità portuale di Palermo, Antonio Bevilacqua. Il problema è che «da un lato – continua Bevilacqua - abbiamo gli sforzi degli armatori, dall'altro un investimento non mirato sulle aree retroportuali, il cosiddetto "ultimo miglio"».
I porti soffrono di una dispersione infrastrutturale e politica: non riescono a garantire un traffico che dalla banchina passi fluidamente alla terraferma fino a imboccare i corridoi europei. Poi sono troppi, rendendo quell'1% di gettito che la riforma della 84/94 garantirebbe (pari a 70 milioni di euro l'anno) una briciola: per questo la riforma varata dal governo è stata, secondo Affinita, un'occasione persa. Seppur ha avuto il merito di creare le basi per velocizzare l'approvazione dei piani regolatori, la riforma non ha dato il ruolo che spetterebbe ai porti italiani, ruolo che già hanno gli porti europei: manager della catena logistica; quindi non solo gestori del demanio ma imprese che coordinano il traffico che dal mare si incanala nella terraferma. Una delle vie maestre, secondo Affinita, è il partenariato pubblico-privato, utile sia per trasformare la governance portuale, sia per superare il grave gap infrastrutturale. Poi, en passant, una piccola stoccata agli alti costi dei servizi tecnico-nautici: «Sono regolamentati da leggi risalenti a una sessantina di anni fa. Il paradosso è che gli armatori devono rivolgersi ad essi anche in porti conosciuti a menadito, con un aggravio che ammonta a 100 milioni di euro l'anno».
Pasqualino Monti, presidente dell'Autorità portuale di Civitavecchia, si è soffermato invece sul suo porto, sottolineando la recente vocazione merceologica. Lo scalo è il primo nei crocieristi, ultimamente però sta investendo anche in nuove strutture dedicate ai container. «Abbiamo liberato 170 milioni in investimenti privati grazie ai quali stiamo realizzando la darsena traghetti con dieci nuovi attracchi di cui tre dedicati alle crociere», ha detto Monti. Ma anche qui le criticità risiedono nei collegamenti interni: «Il nostro retroporto è scollegato con la superstrada» afferma il presidente dell'Authority laziale, «spesso i nostri camion che partono verso nord trovano un percorso non facile». Così, per colpa di infrastrutture carenti, l'economia del mare italiana si blocca una volta approdata sulla terraferma.
Un argomento "caldo" è stato quello dell'ecobonus, l'incentivo erogato dallo Stato italiano per spingere i camion a imbarcarsi sui traghetti e che tra il 2007 e il 2009, parola di Affinita, ha prodotto risparmi alla collettività per ben 411 milioni di euro. Ma il problema è l'Europa, dice Affinita. Una volta quest'ultima ha definito l'ecobonus una "best practice", dopo il 2010 invece un aiuto di Stato. Per gli sponsorizzatori di questo incentivo l'idea è quella di creare quello che è stato chiamato "greenbonus", un incentivo europeo che interessi anche i traffici dell'Atlantico e del Baltico.
Lo scenario attuale è quello della crisi, che per le autostrade del mare significa calo dei passeggeri e dei camion imbarcati. Per Emanuele Grimaldi la sfida futura risiede in navi sempre più efficienti, soprattutto sotto il profilo "geometrico" con navi maggiormente ottimizzate nei carichi. Il che si traduce in uno slogan su cui l'armatore spinge ormai da diversi anni: sostenibilità, del trasporto e dell'ambiente.
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Nella seconda parte della giornata hanno sviluppato il dibattito Luis Valente De Oliveira, coordinatore europeo delle autostrade del mare; Cristoforo Canavese, presidente della prot Authority di Salerno; Ugo Salerno, presidente e amministratore delegato del Rina; Rafael Aznar, presidente dell'Ap di Valencia; Mike Sturgeon, direttore esecutivo di Ecg; Andrea Annunziata, presidente del porto di Salerno. In particolare quest'ultimo ha sottolineato i progressi dello scalo campano soprattutto nel settore delle automare. Punta di diamante il progetto Porta Ovest che faciliterà l'afflusso dei carichi passeggeri e merci dalla rete autostradale al porto e viceversa. Annunziata ha sottolineato limportanza degli oltre 400 milioni di investimenti che andranno a sviluppare il comparto delle crociere, dei container e delle merci varie. Moderatore della tavola rotonda Alfons Guinier, segretario generale ECSA.
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