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22 marzo 2025, Aggiornato alle 08,22
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Cosa succede ad RBD Armatori

Riorganizzazione della flotta e ristrutturazione del debito. Una rinegoziazione "amichevole" del capitale che allontana lo spettro del fallimento. Ma per il responso bisogna attendere mesi


di Paolo Bosso 
Alla base di tutto una crisi finanziaria senza precedenti che ha avuto forti ripercussioni sul livello dei noli marittimi che si sono abbassati in molti settori dello shipping. Da qui la decisione di RBD Armatori, compagnia di Torre del Greco (Napoli), di avviare un piano di ristrutturazione finanziaria forte del Decreto Sviluppo di Monti che all'articolo 182bis permette un accordo di ristrutturazione. Fonti finanziarie confermano che è in atto una razionalizzazione dei capitali che coinvolge banche e azionisti. I dettagli di questa operazione si fanno ogni giorno più definiti e la procedura, depositata nei giorni scorsi al tribunale di Torre Annunziata, ha già ricevuto l'ok delle banche principali (ovvero Intesa San Paolo, Mps e Unicredit) e l'arrivo dell'advisor Rothschild. 
I punti da cui la compagnia torrese intende ripartire sono tre: concentrare l'operatività sulla flotta di proprietà composta da 16 navi escludendo quindi quelle a noleggio; riorganizzazione del debito attraverso l'apporto di nuova finanza; intervento degli azionisti per un nuovo contributo finanziario. Il debito è alto, 630 milioni, ma secondo fonti finanziarie il piano di sostanziale deleveraging globale in coerenza con i mutui navali – 10/12 anni di media – lo rende sostenibile. Un programma conservativo, sulla base di una previsione sui noli molto al di sotto del livello di mercato. La compagnia al momento non sta rilasciando dichiarazioni ma fonti vicine parlano di un accesso a una nuova finanza di 80 milioni di euro garantita dal patrimonio aziendale e familiare che, uniti ad un intervento di patrimonializzazione a favore della compagnia da parte degli azionisti per un'altra ventina di milioni, porterebbero la disponibilità a 100 milioni, pochi rispetto ai 630 milioni di debito ma pare che così si possa già riscadenzare i tempi di rientro di quest'ultimo. Qualunque sia il responso finale dell'operazione, bisognerà aspettare qualche mese, tra i 60 e i 120 giorni.
«Sotto il profilo finanziario – spiega la società in un comunicato - è stato predisposto un piano di ottimizzazione dei flussi finanziari in relazione ai ricavi derivanti dalla ordinaria operatività della flotta di proprietà in esercizio. Al contempo è stato avviato un programma di concentrazione del patrimonio su assets strategici teso anche alla valorizzazione di parte del patrimonio aziendale», poi «l'intervento degli azionisti con l'effettuazione di manovre di patrimonializzazione e rafforzamento della società».