|
adsp napoli 1
14 marzo 2025, Aggiornato alle 18,16
forges1

Informazioni MarittimeInformazioni Marittime

forges4
Politiche marittime

Contro i pirati la motorizzazione dei pescherecci

La Nato presenta il Down Project, un archivio dei pescherecci che navigano al largo della Somalia. Aiuta a distinguere quelli veri da quelli pirata


La campagna militare antipirateria si affida al Down Project, un database delle imbarcazioni da pesca che funziona come una motorizzazione, senza danneggiare l'economia già precaria dell'Africa orientale. Ma per la lotta al fenomeno c'è un problema inaspettato: più successo hanno i militari più si allenta la guardia. 
 
di Renato Imbruglia 
 
Negli ultimi anni il fenomeno della pirateria è diventato di primaria importanza nel mondo del commercio marittimo. I costi sono diventati insostenibili con una spesa di 7 miliardi di dollari l'anno, rendendo la pirateria la seconda industria somala dopo quella relativa alle spese per le lotte politiche interne.
Le acque al largo della costa somala, fondamentale passaggio tra il Mar Mediterraneo e l'Oceano Indiano, sono l'area geografica dove si sono concentrati gli attacchi più efficaci e, senza dubbio, costituiscono la zona più a rischio. Tale particolare aspetto ha visto un forte interessamento dell'industria marittima internazionale, della comunità internazionale (nel cui ambito da ultimo si è aperto alle istituzioni di  corti speciali nelle quali verrebbero processati i presunti pirati), ed anche dell'IMO che, in sostanza, ha aggiunto il tema della security marittima alle sue mission iniziali.
Rispetto agli attacchi nell'anno di maggior successo della pirateria - il 2009 quando su 95 assalti ben 45 ebbero successo - nel 2011 gli sforzi messi in campo hanno dato i loro frutti: solamente 16 attacchi su 154 tentativi hanno avuto l'esito sperato dai pirati.
Tra i punti chiave della strategia di contrasto risaltano la diffusione di  linee guida (i cosiddetti Best Management Practises di cui informazioni marittime darà un resoconto nei prossimi giorni) che indicano alle navi delle regole di comportamento per non diventare facili bersagli dei pirati (velocità media elevata, mantenere il bordo libero, vigilanza continua ecc.) e che sono state avvallate dall'IMO anche se bisogna ancora perfezionare alcuni aspetti; infine  il ricorso a compagnie di sicurezza privata a bordo delle navi. Quest'ultimo argomento è molto sensibile e sebbene una larga parte dell'industria marittima spinga per una regolarizzazione, ancora bisogna risolvere alcuni punti crociali sui metodi di arruolamento, di comportamento e di intervento.
Fermo restando l'importanza di ciascuna di queste voci, però, ancora oggi la principale arma della lotta alla pirateria internazionale è data dalla presenza nelle acque somale di navi militari che controllano, pattugliano e assicurano sostegno alle navi commerciali in transito. In Somalia questa campagna di difesa è stata portata avanti dalla NATO e dell'EU NAVFOR che hanno messo in campo mezzi navali, uomini, tecnologie e strumenti di controllo di cui i privati non dispongono.  
Nonostante gli importanti risultati conseguiti, la lotta alla pirateria richiede vigilanza e continui aggiornamenti. Difatti, con il passare del tempo e con i continui insuccessi riportati dai pirati, stanno anche cambiando le dinamiche con cui si organizzano gli assalti. Come riportato in una recente testimonianza sull'importanza del sostegno militare alle navi, offerta dal Tenente Colonnello Andres Loevik e concessa al giornale specializzato Lloyd's List, i pirati hanno modificato il loro modo di operare. Infatti, sono passati all'utilizzo di navi da pesca per camuffare la loro presenza ed i loro attacchi. Questa nuova strategia, dovuta essenzialmente ai continui insuccessi dei loro attacchi, ha imposto l'adozione di contromisure da parte della NATO.
L'utilizzo di imbarcazioni da pesca ha reso particolarmente importante lo scambio di informazioni con i Paesi interessati dal fenomeno della pirateria. Sulla base di questo continuo confronto, la NATO ha presentato in varie riunioni un programma già in atto, il Down Project, per la creazione di  un database ed un registro per individuare e classificare le navi da pesca che svolgono una reale attività di pesca. Delimitato alla sola High Risk Area (una che si estende dal golfo di Aden fin quasi all'India meridionale), il database potrebbe consentire di smascherare le navi solo apparentemente dedite alla pesca e in realtà coinvolte in azioni di pirateria. Questo progetto prevede un continuo scambio di informazioni con le navi che transitano nella HRA, che possono chiedere interventi specifici, segnalare attività sospette, creando cosi uno scambio di informazioni continuo e accessibile e che può realmente creare una rete ed un network efficace. Tale strategia consente di non intervenire sul settore della pesca locale, con divieti che avrebbero il sicuro effetto di danneggiare la precaria economia locale e solo eventualmente potrebbero ridurre gli assalti. Potendo contare su una tale banca dati, le navi possono pianificare le proprie rotte, così evitando aree di pesca con un'intensa attività in atto che potrebbero presentare insidie con la presenza di imbarcazioni da pesca camuffate.
Ma c'è un altro fenomeno col quale la campagna militare deve vedersela. Paradossalmente il principale pericolo per la tenuta della lotta alla pirateria è rappresentato dai numerosi successi che questa ha riportato negli ultimi anni. Difatti, oltre che a modificare le tecniche di assalto, i brillanti risultati ottenuti dall'impiego di forze del naviglio militare sta aprendo nuovi scenari politici. Loevik apertamente riporta la preoccupazione per cui in Somalia l'impegno da parte degli Stati occidentali possa ridursi o scegliere altre strade. La lotta alla pirateria è difatti molto dispendiosa e i numerosi successi riportati di recente sembrano suggerire che in futuro il pattugliamento e la prevenzione che si sta effettuando lungo le coste somale potrebbe far registrare una riduzione dell'impegno degli Stati nella lotta contro la pirateria. Loevik, in modo esplicito, afferma che «è stata osservata un'importante riduzione delle attività di pirateria. Se questo livello di diminuzione viene mantenuto, è corretto pensare che alcune nazioni decideranno di investire le proprie risorse altrove». 
Sebbene la NATO sia l'unica Organizzazione che ha creato delle norme esclusivamente per contrastare la pirateria e che può disporre della presenza costante di otto navi nell'area di interesse, anche la EU NAVFOR ha in corso un'operazione nella stessa zona di operazioni con una flotta di nove navi e con un mandato che è stato prorogato fino al 2014.
L'allarme lanciato vuole chiaramente mettere in guardia gli Stati occidentali dal ridurre il proprio impegno e, in concreto, dal dissuadere l'Unione Europea dal distogliere fondi per lo sforzo (anche) militare. Il pattugliamento in mare resta fondamentale ed i risultati ottenuti dovrebbero cercare di mantenere l'utilizzo delle forze militari, al più rendendolo sempre più efficiente e meno dispendioso.
 
fonti (Lloyd's ListNATO
 
↓ qui sotto gli attachi dal 2008 al 2011 ↓