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20 aprile 2024, Aggiornato alle 11,43
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Infrastrutture - Logistica

Come si trasportano 10 miliardi di vaccini?

Una sfida enorme per la logistica che dipenderà dalla temperatura di distribuzione. Fra i 2 e i -8 gradi ne beneficerà la maggior parte della popolazione mondiale, al di sotto appena un terzo. Lo studio DHL-McKinsey & Company


di Paolo Bosso

Quando i primi vaccini per il Covid saranno pronti bisognerà distribuirli in tutto il mondo. In teoria, in centinaia di Stati. Le spedizioni internazionali che partiranno dai laboratori saranno sia aeree che terrestri, o marittime, a seconda della velocità di consegna richiesta, su pallet refrigerati o container reefer.

Attualmente, sono almeno 250 i tipi di vaccini in fase di test da parte di decine di centri specializzati che utilizzano fino a 7 diverse piattaforme di produzione distinte. È stato calcolato che la logistica merci mondiale – la supply chain – potrebbe dover distribuire fino a 10 miliardi di dosi. Un numero impressionante. Una sfida enorme che richiederebbe, per essere coperta a livello globale, di 200 mila spedizioni di pallet, 15 milioni di container reefer a temperatura controllata e oltre 15 mila voli. Lo ha calcolato il Gruppo Deutsche Post DHL che, in collaborazione con McKinsey & Company, ha realizzato uno studio sulla strategia di distribuzione dei materiali sanitari durante questa lunga fase di emergenza.

Com'è emerso dagli studi e dagli articoli di giornale delle ultime settimanela sfida principale è rappresentata dalla temperatura. È molto probabile che i vaccini arriveranno a richiedere temperature controllate estremamente basse per far sì che la loro integrità sia preservata durante il trasporto e l'immagazzinamento. Dipende da cosa ci sarà dentro. Le proteine, i virus e il DNA dei vettori si conservano tra gli zero e i dieci gradi mentre l'RNA va conservato a una temperatura che può arrivare a -70 gradi celsius. L'azienda farmaceutica statunitense Pfizer, per esempio, sta sperimentando un vaccino che richiede questa temperatura di conservazione. Solitamente, però, i vaccini sono spediti e conservati a temperature che variano dai 2 ai meno 8°, capaci di essere contenuti nella maggior parte dei refrigeratori, finanche quelli di casa. A meno 70 gradi invece, il discorso cambia e anche i frigoriferi delle farmacie e degli ospedali vanno in difficoltà. 

Stiamo parlando di un'altissima domanda di merce (fiale di vaccino) ad altissima tecnologia di trasporto (super refrigeratori) che si aggiunge a una già altissima domanda di prodotti sanitari dall'inizio dell'anno. Lo studio di DHL porta a esempio l'UNICEF, che per quest'anno stima di utilizzare il cento per cento di mascherine di cotone in più, il 300 per cento di quelle di tipo N95 e circa il 2 mila per cento di guanti in più rispetto al 2019. Il problema principale è che ci sono zone del mondo dove sarà più facile consegnare vaccini, altre dove sarà più difficile farlo e altre ancora dove sarà impossibile. Il trasporto di forniture mediche e farmaceutiche è di per sé delicato e alcuni Paesi non hanno semplicemente le infrastrutture adeguate di controllo per accogliere un prodotto di questo tipo. Alcuni avranno aeroporti attrezzati ma ospedali e farmacie senza refrigeratori capaci di scendere a meno settanta gradi, altri potrebberio trovarsi in una situazione inversa. Altri ancora non avranno neanche strade decenti per il trasporto di destinazione finale.

Sono circa 25 i Paesi nel mondo con i sistemi logistici più avanzati e lì la distribuzione delle dosi di vaccino è data per scontata, ma rappresentano appena un terzo della popolazione mondiale. La gran parte dell'Africa e una buona parte del Sud America e dell'Asia avranno più difficoltà dell'Europa, del Nord America e della Cina.

DHL ha delineato due scenari, uno in cui i prodotti farmaceutici vanno distribuiti a una temperatura controllata tra i 2 e i -8 gradi:

e uno in cui la temperatura è inferiore:

Nel primo caso i vaccini avrebbero un'ottima flessibilità di trasporto e arriverebbero in 60 Paesi senza particolari problemi, interessando 5 miliardi di persone. Nel secondo scenario, invece, le cose si complicherebbero e una bassa flessibilità di trasporto permetterebbe la distribuzione ad appena 25 Paesi, quelli industrializzati, coprendo 2,5 miliardi di persone (siamo circa 7,5 miliardi).

«L'attuale crisi sanitaria dovuta al Covid-19 ha messo in luce quanto quello della logistica sia un settore assolutamente strategico», sostiene Mario Zini, amministratore delegato di DHL Global Forwarding Italia. «Ora – continua - siamo chiamati a svolgere un ruolo determinante nella lotta alla pandemia attraverso la distribuzione di materiale sanitario. La condivisione del nostro know-how sarà fondamentale per aiutare i governi mondiali a delineare infrastrutture adeguate ad affrontare questa ed eventuali crisi future ed essere reattivi per la diffusione del vaccino, appena sarà disponibile».

Fortunatamente, gli addetti non mancano nell'industria logistica. Sono in Italia si contano circa un milione di impiegati (mettendo insieme tutte le imprese di trasporto merci, con qualsiasi mezzo), che insieme rappresentano un fatturato agggregato di 85 miliardi di euro, pari al 9 per cento del PIL.