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Cultura

Agropoli, storia di una nave affondata due volte

Nel 2012 il Comune annunciò l'imminente recupero del relitto seicentesco rinvenuto nelle acque di Punta Fortino. Ma da allora nulla è accaduto per mancanza di fondi 


di Marco Molino - Corriere del Mezzogiorno

Gennaio del 2012. Il Comune di Agropoli annuncia l'imminente recupero del relitto navale seicentesco rinvenuto nei fondali a poca distanza da Punta Fortino. Un intervento urgente, spiega l'amministrazione cittadina, "anche per la necessità di difendere il sito da eventuali atti di depredazione". L'importanza di tutelare il bene culturale è confermata dalla partecipazione al progetto di diverse realtà imprenditoriali e associative del territorio. Ma quasi tre anni e mezzo dopo, l'antico vascello lotta ancora contro le alghe e le correnti tirreniche. Forse un poco più "relitto" rispetto ad allora e certamente con meno probabilità di essere davvero riportato a nuova vita.

La scoperta e il progetto del Comune

Lo scafo, studiato per la prima volta nel 2006 dagli esperti della Direzione Generale per le Antichità del Mibact, è lungo 23 metri e poggia sulla sabbia a cinque metri di profondità. Le analisi al radiocarbonio confermano che la nave ha solcato le onde tra la fine del sedicesimo la metà del diciassettesimo secolo. Rimane il mistero dei due cannoni in ferro recuperati in zona da alcuni volontari. Appartengono al vascello? Difficile rispondere senza analisi supplementari, che però non vengono mai effettuate. All'inizio del 2012 è entrato quindi in campo il Comune che ha stipulato una convenzione con alcuni privati allo scopo di "elaborare un progetto di promozione, scavo, documentazione, studio ricostruttivo, restauro, musealizzazione del relitto". Il recupero sembrava cosa fatta, ma non è stato così.

Mancano fondi e concretezza

"Ancora oggi – spiega Giovanni Gallo dell'azienda artigiana Legni e Segni della Memoria, partner dell'iniziativa – siamo in attesa di fondi ai quali non abbiamo potuto accedere. Anche l'eventuale autorizzazione delle Soprintendenza archeologica è funzionale alla realizzabilità del progetto che per il momento non ha avuto alcuno sviluppo tangibile". Questo tema della concretezza (che manca) è il leitmotiv che accompagna l'intera vicenda. "Sapevo di una idea di recupero nell'ambito del Parco del Cilento – ricorda l'archeologo Massimo Capulli - ma non c'era nulla di concreto. So anche di un progetto di realizzazione di opere a mare (quello del Comune, ndr) che avrebbero potuto investire il sito, poi non ne ho avuto più notizia e spero vivamente non se ne sia fatto più nulla".

I relitti della Campania

Nel frattempo, tra annunci e smentite, l'antica nave rimane a bagnomaria priva di controlli. Una sorte purtroppo comune a molti ritrovamenti sottomarini in Campania. "Le nostre acque – sottolinea Michele Stefanile, responsabile del laboratorio di Archeologia subacquea dell'Università L'Orientale di Napoli - sono ricche di relitti navali. Molti sono stati purtroppo saccheggiati, ma altri, spesso a grandi profondità, sono ancora straordinariamente conservati e su questi varrebbe la pena di investire".