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24 marzo 2025, Aggiornato alle 12,59
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Ten-T, i porti del nord li vogliono per sé

Anversa, Amburgo e Rotterdam sono contrari ai finanziamenti a pioggia: "I carichi vanno dove batte l'economia". Comunque sia non bisogna dimenticare che i finanziamenti coprono il 20 per cento dei costi per progetto


Occorre dire qualcosa sull'impatto politico e pratico della richiesta di finanziamenti quali quelli correlati alle Reti Transeuropee di Trasporto, le cosiddette Ten-T. Isabelle Ryckbost della Federazione Europea dei Porti Interni sottolinea che i nuovi piani Ten-T comportano un cambiamento delle priorità e che una rete "di nucleo" dovrebbe ottenere la maggior parte dei fondi, nonché che i collegamenti ferroviari ed idroviari, piuttosto che quelli stradali, saranno la priorità. Tuttavia, la Ryckbost spiega che il far parte della rete di nucleo "non rappresenta solo una lista dei desideri", dal momento che comporta alcuni seri obblighi e, normalmente, è assicurato solo il 20% circa dell'investimento.
Eddy Bruyninckx di Anversa, Jens Meier di Amburgo e Hans Smits dell'autorità portuale di Rotterdam, rispondendo alla protesta di 24 associazioni europee dell'industria marittimo-portuale che denunciavano la mancanza di soldi per tutti progetti, affermano che i fondi della Commissione Europea non dovrebbero essere meramente sparsi fra i 27 stati membri dell'Unione Europea ma effettivamente investiti nelle zone in cui si concentrano i maggiori volumi di merci trasportate – le principali rotte dagli scali marittimi all'hinterland – al fine di giovarsi delle efficienze degli attuali corridoi. Anche se ciò potrebbe essere visto come una tutela dei propri interessi e la volontà di ampliare il divario fra ricchi e poveri, in effetti qualche ragione ce l'hanno. Come fa notare Annik Dirkx di Anversa, «i carichi vanno dove batte il cuore dell'economia». A parte il fatto che per portare l'Europa meridionale alla parità potrebbero volerci molti investimenti in più, dice la Dirkx, la prima domanda è «precisamente, che cosa stiamo cercando di ottenere?». La Dirkx sostiene che i porti del sud dovrebbero guardare al proprio hinterland naturale piuttosto che a centinaia di km di distanza: «Concentriamoci sulle regioni dove sono presenti i carichi piuttosto che cercare di creare corridoi artificiali» sottolineando come i porti meridionali traggano ancora vantaggi dalle iniziative strutturali che ammontano a somme di gran lunga maggiori di quelle assicurate dai fondi Ten-T. Inoltre, un recente rapporto dei revisori dei conti della Commissione Europea mostra come le finanze dei porti pubblici sovvenzionati dall'Europa – concentrati per lo più a sud – siano state dilapidate in progetti inerenti a porti che non sono mai stati completati.
Ci sono inoltre, a loro dire, altri progetti che adesso avranno bisogno di notevoli ulteriori investimenti prima di poter essere utilizzati effettivamente. I revisori hanno altresì concluso che nessuno dei paesi e delle regioni sottoposti a revisione aveva piani di sviluppo a lungo termine in atto e che non è mai stata valutata alcuna esigenza al fine di giustificare il conseguimento di fondi dell'Unione Europea. I risultati del rapporto solleveranno varie questioni e finiranno solo per aggiungere benzina sul fuoco, oltre ad alimentare le argomentazioni di Anversa, Rotterdam ed Amburgo.

(portstrategy.com del 21/6/12. Traduzione notiziario C.I.S.Co.)