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04 dicembre 2024, Aggiornato alle 16,22
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Tar Lazio conferma multa da 2 milioni a Costa Crociere

Nel 2017, durante un'epidemia di peste in Madagascar, ha continuato a vendere vacanze sull'isola, tenendo al sicuro (e all'oscuro) i passeggeri annullandone poi gli sbarchi

(Roberto Faccenda/Flickr)

Il Tar del Lazio ha confermato la multa da 2 milioni di euro comminata a Costa Crociere dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) nel 2017.

Quell'anno la compagnia, secondo l'indagine Antitrust, ha tenuto al sicuro i passeggeri evitando di farli sbarcare in Madagascar, interessata in quel periodo da un'epidemia di peste bubbonica e polmonare. Dall'altro lato, però, ha continuato a pubblicizzare e vendere le crociere con tappa nell'isola africana, anche dopo che le autorità sanitarie locali e la Farnesina hanno iniziato a diramare avvisi sull'epidemia in corso. In altre parole, i consumatori sono stati tenuti all'oscuro dall'emergenza sanitaria e poco informati sulle variazioni del programma di viaggio, senza quindi dargli la possibilità di rinunciare alla crociera o chiedere una diminuzione del prezzo del pacchetto.

Costa Crociere ha variato gli iter di viaggio in due occasioni, a ottobre e dicembre 2017, nel primo caso a partenza avvenuta, nel secondo a ridosso. «Non è revocabile in dubbio – spiega il Tar del Lazio - che tali informazioni avrebbero dovuto essere comunicate agli acquirenti delle crociere, per consentire loro di effettuare una scelta commerciale consapevole in ordine all'effettuazione del viaggio, atteso che la decisione in merito non poteva non essere influenzata dalle condizioni sanitarie di uno dei luoghi di destinazione». Comunicazioni da fare contestualmente a quelle che provenivano in quelle settimane dalle autorità sanitarie del luogo e dal ministero degli Affari Esteri italiano, «non essendo evidentemente sufficiente una comunicazione ai clienti che intervenga a breve distanza dal viaggio organizzato quando, invece, le notizie in merito ai rischi sanitari risalivano ad epoca precedente». 

La valutazione  dell'AGCM è quindi corretta, secondo la quale «l'omissione di una corretta informazione da parte dell'operatore professionale ha indotto il consumatore ad una scelta non consapevole» sulla base di una «pratica commerciale aggressiva».

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