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28 marzo 2024, Aggiornato alle 16,33
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Porto di Napoli, gli operatori bocciano quattro anni di Pietro Spirito

26 aziende, la quasi totalità, hanno scritto in una lettera che dalla fine del commissariamento, a dicembre 2016, è cambiato poco e parlano di «intollerabile paralisi amministrativa». Spirito: "Si ostacolano a vicenda"


Se il Propeller Club di Napoli fa un endorsement su Pietro Spirito, la quasi totalità degli operatori del porto di Napoli boccia i quattro anni di mandato del presidente dell'Autorità di sistema portuale del Tirreno Centrale. «Dopo anni di commissariamento, tutte le imprese auspicavano che la nuova Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centrale potesse finalmente imprimere una svolta nella gestione del nostro porto. Invece, auspici frustrati e aspettative neglette». Lo scrivono sul Corriere del Mezzogiorno di ieri ventisei imprese portuali di Napoli, la quasi totalità.

Hanno firmato la lettera: Camaga, Cantieri del Mediterraneo, CMT, Conateco, De Luca Impresa Marittima, Eligroup, G.& R. Salvatori, Garolla, Grandi Navi Veloci, Italiana Impianti, Italcost, Klingenberg Group, MMC, Navalcantieri, Magazzini Generali Silos Frigoriferi, Nuova Meccanica Navale, Navitec, ONI Off, Navali Italiane, Palumbo Group, Petrolchimica Partenopea Soteco, Tefin, Ship Services, Terminal Flavio Gioia, Terminal Napoli, Terminal Traghetti.

«Lo scopo di questa lettera è volto a sensibilizzare i destinatari rispetto a una situazione di intollerabile paralisi amministrativa che caratterizza l'amministrazione portuale», scrivono gli operatori portuali napoletani. L'aspetto curioso della questione è che il Propeller e gli operatori sono agli antipodi, parlano di Spirito in termini esattamente contrari. Lì dove il Propeller chiede una riconferma per dare continuità a un'amministrazione virtuosa e a una guida autorevole e competente, le imprese portuali napoletane affermano che dal lungo commissariamento – durato oltre tre anni, da marzo 2013 a dicembre  2016 con l'arrivo di Spirito – non è cambiato molto, anzi, pochissimo. Se così stanno le cose ci si domanda quali siano i parametri di giudizio delle rispettive parti e se, a questo punto, si sta parlando della stessa persona.

Secondo le aziende del porto di Napoli, dal commissariamento de 2013 la situazione sarebbe, «se possibile», peggiorata. Nessun progetto delle imprese è stato portato avanti, né alcun procedimento è stato concluso, anche se non ci precisa quali. Manca, affermano, un interlocutore affidabile, un "facilitatore", «nel solco di una doverosa leale collaborazione tra amministrazione e amministrati», mentre invece l'atteggiamento di Spirito è sempre stato «piccato e polemico».

Intervistato oggi da Il Mattino, Spirito ha ribattuto che questo ampio dissenso è un punto a suo favore. Ha detto che «chi li conosce [gli imprenditori portuali napoletani] sa che il primo obiettivo è ostacolarsi a vicenda. Ho tentato di mettere fine a queste guerre, fatte anche di carte bollate, che durano da decenni. E allora, ora, hanno individuato me come bersaglio. Vogliono mano libera per continuare a fare del porto di Napoli un terreno di scontro».

Spirito ha chiarito che «il ministero dei Trasporti e la Regione valuteranno il mio operato. Se sarà positivo mi confermeranno, se non lo sarà mi metteranno da parte. Tutto qui. Le forzature non servono, mettono in evidenza il fare tipico degli imprenditori portuali napoletani. Il fatto che hanno scritto [la lettera pubblicata sul Corriere] non stupisce. Vogliono uno prostrato ai loro interessi, hanno sempre agito così». Spirito ha ricordato quando, prima della sua nomina, «la lettera inviata all'allora ministro [dei Trasporti] Graziano Delrio per avere Andrea Annunziata come presidente. Queste iniziative non nascono mai a caso».

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