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03 maggio 2024, Aggiornato alle 16,47
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Pirateria, militari efficaci. Ma anche la difesa passiva

Gli uomini della Marina a bordo delle navi italiane respingono efficacemente gli attacchi dei pirati. Le azioni di difesa passiva e attiva messe in atto correttamente dai marittimi rimangono però fondamentali  di Marco Molino  


Nel giro di pochi giorni altre due navi italiane, la petroliera Enrica Lexie della Fratello D'Amato e la Jolly Arancione della compagnia Messina, sono state attaccate dai pirati. Per fortuna in entrambe le occasioni gli uomini della Marina presenti a bordo hanno neutralizzato i tentativi di abbordaggio. Pare siano bastate alcune raffiche di avvertimento per mettere in fuga gli aggressori (anche se le dinamiche dell'attacco alla Enrica Lexie devono essere ulteriormente chiarite dopo le proteste del Governo Indiano per la presunta uccisione di due pescatori scambiati per pirati). Poter quindi contare su un team di uomini ben addestrati e armati a bordo delle navi consente certamente una maggiore sicurezza lungo le rotte a rischio pirateria, in particolare tra il Golfo di Aden e il bacino somalo, area nella quale transitano oltre 900 navi italiane all'anno. Ma i militari messi a disposizione per questo servizio al momento sono soltanto 60, suddivisi in dieci gruppi. E i contractor privati, per legge, non possono attualmente essere imbarcati se non con mansioni "didattiche" legate alle norme di sicurezza e difesa, e ovviamente disarmati. E' quindi la stessa Marina militare ad insistere con gli operatori del settore sulla necessità di  rispettare le "misure preventive di auto protezione"  per consentire ai marittimi, con i mezzi a loro disposizione, di ridurre al minimo il rischio di cadere in ostaggio dei predoni del mare. Un documento presente sul sito www.marina.difesa.it fornisce dettagliatamente tutte le "Informazioni e raccomandazioni per il naviglio commerciale nazionale in transito per le aree a rischio di pirateria". Preziosi consigli che evidentemente ancora molte navi disattendono, se è vero che anche la Confederazione degli armatori, Confitarma, punta a sensibilizzare i suoi associati affinché seguano con maggiore attenzione le raccomandazioni degli esperti. La Marina ha suddiviso le misure di auto protezione in due categorie: passive e attive. Tra quelle passive rientrano la registrazione del transito nelle aree "calde" con almeno 96 ore di anticipo sul sito www.mschoa.org, controllato dalle Forze Militari della Coalizione internazionale. L'avere a bordo un adeguato piano di sicurezza, la rimozione di tutte le appendici esterne e il mantenimento di un servizio ottico di vedetta diurno e notturno. Sempre tra le misure passive c'è quella di navigare ad alta velocità, di limitare l'illuminazione durante le ore notturne e di attraversare il Golfo di Aden in gruppo con altre unità mercantili. Le prime misure attive, invece, sono quella di assicurare la chiusura di tutti gli accessi esterni - radunando l'equipaggio nella "cittadella" - e di tenere pronte all'impiego le manichette antincendio. Risulta utile inoltre sistemare del filo spinato in corrispondenza delle parti basse della nave e attivare sistemi di allarme in grado di produrre suoni udibili anche all'esterno. Infine il consiglio più curioso, ma da prendere decisamente sul serio: sistemare sui ponti manichini che simulino la disponibilità di personale armato a bordo.

Marco Molino