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19 aprile 2024, Aggiornato alle 18,53
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Incidenti navali, in Europa la mortalità è molto bassa

Negli ultimi quattro anni, dei 408 incidenti di unità in navigazione tra i porti Ue solo un caso è stato mortale


Negli ultimi quattro anni gli incidenti che hanno interessato navi in viaggio tra i porti europei sono stati 408, di cui soltanto uno è risultato mortale. È il bilancio di uno studio della Commissione europea sui controlli di idoneità del programma Regulatory Fitness and Performance (Refit), che ha come obiettivo la semplificazione burocratica dietro questo tipo di verifiche attraverso un allineameno agli standard internazionali stabiliti dall'International Maritime Organization. In particolare, il punto più importante riguarda la stabilità della nave passeggeri in caso di danneggiamento dello scafo. Per intenderci, lo studio non tiene in considerazione gli incidenti del 2012 della nave da crociera Costa Concordia (nella foto lo scafo subito dopo l'incidente) e quello del 2014 del traghetto Norman Atlantic, che hanno portato alla morte rispettivamente di 32 e 9 persone.

Per la Commissione europea i risultati della statistica «confermano che la legislazione in materia di sicurezza delle navi passeggeri Ue funziona bene», e le conseguenze principali da trarre sono due. In primo luogo che un viaggio tra i porti europei, statisticamente, è più sicuro di un viaggio intercontinentale: tenendo conto dell'alto numero degli incidenti, la mortalità è bassissima. Dall'altro lato, però, la frequenza degli infortuni è più alta rispetto ad un viaggio intercontinentale, ma questo non sorprende, «dato che nelle zone costiere il traffico è più intenso e c'è un numero più alto di acque poco profonde» spiega la Commissione Ue.

Resta ancora alto il numero di navi non conformi agli standard di sicurezza Ue stabiliti nel Refit da due direttive, la 2009/45/EC e la 2003/25/EC. Dei 408 incidenti registrati negli ultimi quattro anni, soltanto il 30 per cento delle navi coinvolte era conforme alle regole Ue, quota pari a sua volta al 60 per cento della capacità passeggeri complessiva. Ma queste regole, precisa l'Ue, sono state scritte negli ultimi quindici anni e «non c'è spazio per la loro modernizzazione».

La Commissione Ue stima che ogni anno transitano nei porti europei circa 400 milioni di passeggeri. Di questi, 120 milioni sono quelli trasportati tra gli scali degli stati membri senza passare per porti non appartenenti all'Unione europea.