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03 maggio 2024, Aggiornato alle 16,47
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Infrastrutture

L'Italia esce dalla "Via della Seta" cinese

Approvato dalla Camera nel 2019, l'accordo infrastrutturale e commerciale con il Paese asiatico è stato annullato. Soddisfatta Federlogistica-Conftrasporto

Pechino (Luca Boldrini/Flickr)

L'uscita dell'Italia dalla "Via della Seta", il complesso sistema di accordi commerciali e infrastrutturali che la Cina stringe da anni con i Paesi eurasiatici, è stata comunicata ufficialmente oggi dal governo italiano a Pechino. La Via della Seta era stata approvata dalla Camera a marzo del 2019, durante il primo governo Conte. 

One Belt One Road, la Cina progetta l'egemonia nei trasporti (articolo del 2017) | La Cina progetta le infrastrutture dell'Eurasia (articolo del 2019)

Favorevole alla scelta del governo italiano, Federlogistica-Conftrasporto. «Bene ha fatto a chiudere un accordo frettolosamente esaltato come una grande opportunità, sottacendone i rischi», commenta il presidente della federazione, Luigi Merlo. «Giusto - continua - promuovere in ogni modo possibile lo sviluppo dei traffici marittimi e delle relazioni commerciali, ma la cessione di grandi infrastrutture europee di trasporto e di mobilità delle merci, per di più a un Paese che ha un preciso disegno egemonico, rappresenta da ogni punto di vista un errore strategico fatale per il futuro dell'Europa».

«L'Italia – prosegue Merlo – sta prendendo finalmente coscienza dell'importanza dei porti e delle infrastrutture logistiche, sia in chiave strategica che commerciale; la scelta di uscire dal Patto per la Via della Seta non è destinato né a compromettere i rapporti con un grande partner commerciale quale è la Cina, né a incidere negativamente sull'interscambio e i traffici».

«Credo che anche in un altro settore industriale strategicamente importantissimo, quello della cantieristica – conclude il Presidente di Federlogistica – il Governo si stia muovendo nella stessa direzione favorendo una rapida uscita di Fincantieri, che ne aveva già manifestato l'intenzione, dall'accordo che consentirebbe ai cantieri asiatici di costruire navi da crociera e erodere, forti di costi infinitamente più bassi, una quota di mercato italiana, ed europea, che è stata conquistata non grazie a dumping, ma a professionalità, qualità e innovazione».

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Tag: cina - economia