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16 maggio 2024, Aggiornato alle 16,23
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Politiche marittime

La (vecchia) riforma dei porti all'esame del Senato

Da ieri la commissione Lavori Pubblici sta esaminando l'ennesima bozza che non piace a nessuno


Sono quasi dieci anni che rimbalza tra un tavolo e l'altro, tra un'aula del Senato e della Camera, tra una riunione ministeriale, un'occhiata di una commissione e una proposta di modifica. Ma è sempre lì, una bozza mai approvata, e soprattutto da sempre contestata dal mondo marittimo.
La riforma dei porti italiani è all'ennesimo esame della commissione Lavori Pubblici del Senato. Dovrebbe essere approvata nei prossimi giorni, attraverso un decreto scritto dal ministero dei Trasporti di Maurizio Lupi, ma potrebbe essere riformulata di nuovo, ancora e ancora. Ci pensa Assiterminal a esprimere un giudizio che, pur interessando la sua categoria, raccoglie lo scontento di tutto il cluster. Un testo che «peggiora la legge in vigore, non aumenta la competitività del settore e non risponde a numerose istanze aperte da tempo, in primo luogo quelle relative alle concessioni dei terminal» afferma il presidente dell'associazione Marco Conforti. 
La bozza all'esame dei senatori, spiega l'associazione, prevede la riduzione di un terzo alle proroghe sulle concessioni, in barba ai contratti firmati anni fa, per esempio quelli fatti all'epoca della legge sui porti, la numero 84 del 1994. Nessun indennizzo per il precedente concessionario. «Ora, una gru di banchina ha vita tecnica di vent'anni: cosa succede se un'impresa ha necessità di investire e non ha tempo per ammortizzare l'investimento?» si chiede Conforti. Un altro intervento contestato riguarda le imprese, obbligate ad impiegare personale da utilizzare esclusivamente in un singolo porto.
Pare non ci siano le Autorità portuali in questo disegno di legge, nel senso che non c'è traccia dell'autonomia finanziaria, né di un piano nazionale dei porti che classifichi gli investimenti, indichi le priorità. «Io sarei per l'ipotesi di legge delega al governo» propone il presidente dell'Authority di Genova Luigi Merlo. «Proporre in un paio di mesi una riforma capace di modificare il nostro assetto e di farci tornare competitivi. Gli elementi sono molti, dall'autonomia finanziaria e organizzativa alla sburocratizzazione, alla classificazione dei porti».
Per il cluster marittimo italiano la legge all'esame del Senato è già vecchia. «C'è una situazione reale e una situazione virtuale – conclude Merlo - la situazione reale è quella di un mondo profondamente cambiato, con scenari che hanno bisogno di un'attenta analisi geopolitica mondiale, e poi c'è una legge che non tiene conto di nessuno di questi elementi ma che si rifà ad aspetti merceologici vecchio stile».