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02 maggio 2024, Aggiornato alle 17,44
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In Cina nasce l'arcipelago delle navi senza equipaggio

Vicino Zhenzhen, in un'area grande il doppio del Lago di Garda, verranno sperimentati prototipi diesel-elettrico


a cura di Paolo Bosso

Un'area marina grande il doppio del Lago di Garda dove testare gli unmanned surface vehicles, le navi senza equipaggio. Verrà sperimentata in Cina, in un'area marina dedicata particolarmente estesa. Presentata sabato scorso a Guangzhou, verrà realizzata al largo della città di Zhuhai, nell'arcipelago di Wanshan (70 chilometri da Shenzhen, provincia di Guangdong). Al progetto lavorano il Municipio della città, la China Classification Society, la Wuhan University of Technology e  il Zhuhai Yunzhou Intelligence Technology, membri di una cordata formatasi a dicembre dell'anno scorso, mese nel quale è stato presentato, in Cina, il più veloce natante autonoma, il Tianxing-1, nel corso del China Marine Economy Expo di Zhanjiang.

Quello cinese è il secondo annuncio del genere, di questa ampiezza, al livello mondiale. Un paio settimane fa l'azienda tedesca Port Liner ha presentato un progetto che quest'estate sperimenterà chiatte elettriche autonome tra i porti di Anversa, Amsterdam e Rotterdam.

Inizialmente il gruppo di Zhuhai avrà a disposizione un'area di 20 chilometri quadrati (meno della metà del Lago di Lugano). Successivamente verrà allargata fino a 750 chilometri quadrati, più o meno il doppio del Lago di Garda. Lungo l'arcipelago, sulle isole, i reef e la costa della terraferma verranno installati una serie di dispositivi internet, pali dell'illuminazione, mezzi di comunicazione, radar, pontili. Le navi avranno una velocità massima di 50 nodi e un'alimentazione ibrida elettrica-diesel. Saranno lunghe 12 metri.

È il primo progetto di questo tipo per l'Asia, soprattutto di queste dimensioni. Le navi avranno una rotta tracciata e dovranno effettuare operazioni di attracco e partenza. Tutto ciò servirà non solo a testare i prototipi ma soprattutto a raccogliere, in scenari molteplici, quanti più dati possibili per sviluppare la tecnologia della guida autonoma che, dopo anni di sperimentazioni su terra, comincia ad affacciarsi anche in mare.